Ieri sera si è giocata la partita più bella e significativa di questo Mondiale sudafricano che tanto fa discutere.
I più, (me compreso, lo confesso), si aspettavano la goleada di un Brasile stellare contro l'undici messo in campo dal regime più anacronistico del pianeta: la Corea del Nord.
Le aspettative sono state deluse, non solo per i notevoli demeriti di una squadra scesa in campo senza giocare, convinta a priori del suo strapotere, ma anche grazie alla tenacia e al vero gioco di squadra dei nordcoreani.
Sia ben chiaro, non è mia intenzione elogiare il regime sanguinario e barbaro di Kim Jong-Il (nella foto), bensì ritengo necessario tributare un omaggio a chi, pur sapendo di non poter vincere, non ha abbandonato la lotta neanche per un attimo.
Mi sono seduto davanti al televisore con lo stesso spirito di quando guardo qualsiasi partita: tifo per il goal, per lo spettacolo, per la fatica e per il sacrificio.
Ebbene, più passavano i minuti e più mi rendevo conto di tifare per quella squadra di miserabili che metteva il cuore in ogni gesto, non certo per i pigri e miliardari Dei del pallone che camminavano sul campo senza il minimo sforzo.
I due goal brasiliani sono stati certo notevoli, tecnicamente ineccepibili, specialmente il primo, vero colpo di genio.
Tuttavia la rete segnata a pochi minuti dal fischio finale da Ji Yun-Nam ha mostrato al mondo che il re può essere spogliato, che Golia non è invulnerabile alle fiondate di Davide.
Ottimo articolo !! Degno di uno di Oliviero Beha !
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