giovedì 21 gennaio 2010

Le parole proibite: Anna Frank è hard, i cinepanettoni no


(nella foto, Mario Borghezio)


La farneticante vicenda che ha visto protagonista il deputato della Lega Paolo Grimoldi dimostra che le parole, talvolta,  possono ancora essere considerate tabù, anche in un mondo eternamente connesso dove ogni immagine è a portata di mouse.
Riportiamo i fatti.
Il 15 gennaio il deputato Grimoldi ha depositato un'interpellanza al Ministro dell'Istruzione Gelmini sollecitando un intervento nei confronti di una scuola elementare della Brianza dove le insegnanti si sono rese responsabili di aver fatto leggere, in una quarta elementare, il famoso "Diario di Anna Frank" nella sua versione integrale.
A suscitare lo sdegno di alcuni genitori è il fatto che nella versione integrale del testo sono presenti temi per così dire 'delicati', come ad esempio una descrizione, da parte della giovane Frank, delle sue parti intime.
La pagina incriminata è qui disponibile.
Una particolare ricostruzione di questo episodio è stato riportato da un quotidiano online di indubbia provenienza.


Fortunatamente, come dice il dirigente dell'istituto dove il fatto è avvenuto, "il Ministro dell'Istruzione ha cose più importanti di cui occuparsi".
La vicenda non sembra essere destinata ad avere ripercussioni negative sulle insegnanti e sull'istituto, nondimeno fornisce spunti alquanto lampanti per ulteriori osservazioni.


Innanzitutto questa vicenda conferma la tragicomica situazione della politica italiana: si potrebbe affermare che anche il deputato aveva cose più importanti di cui occuparsi.
Paolo Grimoldi non è certo uno di quei deputati che passano la Legislatura come se fossero clienti di un Club Méditerranée, lo dimostra la sua incessante opera a Montecitorio.
Militante fervente della Lega, è lui l'anima del Movimento dei Giovani Padani e l'incontenibile paladino dell'epica Provincia di Monza e Brianza.
Da qualche mese è impegnato a contrastare l'iniziativa di Alemanno per portare il Circus della Formula Uno sulle strade di Roma: per Grimoldi la sede sacra e naturale della massima competizione motoristica in Italia è Monza.
Trova pure il tempo di occuparsi di una brutta vicenda di violenze e soprusi che ha coinvolto tre agenti della Polizia Municipale di Monza e un romeno: indovinate per chi ha parteggiato l'onorevole?


Altro tema molto sentito da Grimoldi è la scuola.
Padana, of course.
La sua popolarità tra gli studenti di fede leghista è tale che su Facebook esiste un gruppo per sostenere la sua fantomatica scalata al Dicastero retto, con discussa fortuna, da Maristella Gelmini. 
A ben vedere questo gruppo gode di un seguito molto ristretto e lo stesso Grimoldi figura tra i promotori.
Primo punto della sua ipotetica agenda da ministro: abolire il valore legale dei titoli di studio, giusto per mettere in ginocchio chi non può permettersi rette da collegio del Lichtenstein.


Ma la vicenda del Diario fa subito riflettere su altre implicazioni.
Si può discutere o meno se sia giusto far leggere quella pagina ad un bambino di nove anni, in ogni caso bisogna ricordarsi che sono pur sempre parole.
Nessuna parola di quella pagina può turbare la mente di un minore più delle immagini che ogni schermo è capace di veicolare.
Dal caso Marrazzo fino ai deprecabili cinepanettoni, dalle vallette ai calendari ben pubblicizzati ed esposti, il mondo accessibile agli occhi di un minore è ben più volgare di qualunque testo, erotico o meno che sia.
Un testo, sia pure pornografico, può essere ritenuto meno offensivo di un'immagine come quella riportata al principio di questo post: un gesto più che eloquente.
La parola, per la Linguistica Strutturale, è un segno e, in quanto tale, è composta da un significante e da un significato: tra i due estremi della relazione soggetto-oggetto vi è quindi una mediazione che, per così dire, ci protegge dalla durezza delle cose.
L'immagine non è così rassicurante: essa è diretta, immediata, colpisce inesorabilmente chiunque possa esperirla.
In ogni caso, visti i tempi che corrono, ritengo che nessun bambino di nove anni si possa scandalizzare o turbare per un testo come quello contenuto nella pagina "all'indice".
Questo dimostra che sono molto più evoluti, razionalmente, dei propri genitori.


In ultima istanza, non si può certo dimenticare il significato profondo del "Diario" di Anna Frank, simbolo della vera innocenza massacrata dalla follia nazista.
Purtroppo, come dimostrano numerosi fatti di cronaca, la nostra mentalità non è molto diversa da quella che generò la Shoah.
Come se non bastasse, il doveroso ricordo della Storia viene continuamente osteggiato da revisionismi e negazionismi di ogni genere. 
Per quanto crudele sia la verità, è nostro dovere fare in modo che le future generazioni non la disperdano, magari perché troppo presi da una certa "cultura moderna", nomen omen, che si fa strada a colpi di culi e tette.
Forse, tra le proposte chimeriche dell'aspirante Ministro, lo studio degli eventi intercorsi tra il 1933 e il 1945 potrebbe essere sostituito, per salvaguardare l'incolumità morale degli alunni, dalla versione integrale di un grande poema epico padano: "Elisa di Rivombrosa".


venerdì 8 gennaio 2010

Il Principe di Casador




Negli ultimi due mesi ho avuto per compagno un libro così ricco di stimoli da distogliermi da ogni altra occupazione. E' pur vero che si trattava di un testo per un esame, quindi sono stato comunque obbligato a leggerlo, ma vi assicuro che la sera mi costringevo a chiuderlo per poter dormire, tanto ero impegnato nell'affascinante lettura.
Questo libro si chiama "Il Principe di Casador", scritto dal Prof. Giuliano Piazzi ben dieci anni fa, e vi consiglio vivamente, cari lettori di Apolitics Now, di reperirlo.
Qualcosa in più di un semplice trattato di sociologia, aforistico e a tratti propriamente poetico, ricco di sottile ironia e mai presuntuoso, "Il Principe di Casador" rappresenta un viaggio alla scoperta del significato del moderno.

Piazzi ci mette subito in guardia sostenendo come l'attività simbolica abbia progressivamente provocato la crisi della materia, ovvero come le cose siano state gradualmente sradicate dal proprio contesto normativo per entrare a far parte di un mondo simbolico che oggi sfocia nella virtualizzazione e nella digitalizzazione.
Le cose vengono svuotate e rese contingenti, configurando così l'essenza del moderno: il divenire concreto dell'astratto.
Ciò vale chiaramente anche per la vita umana che da unità, da Storia, viene ridotta a semplice aggregato di informazioni genetiche e parametri biochimici.
La digitalizzazione entra nel vivente snidando la Langue, i valori della Comunità, la Storia (per quanto questo Sapere sia parziale, cioè dovuto ad appartenenze etniche), e lo sostituisce con una grezza natura vivente scomponibile e contingente (o, come dice Piazzi, continuità bio-chimico-fisica).
La Vita subisce quindi un profondo cambiamento: da analogica a digitale, da qualitativa a quantitativa.
Ovviamente le ripercussioni a livello di ciò che conosciamo come Bioetica sono non indifferenti.
Chi o cosa è responsabile di questa "formattazione"? Il Sociale, ovvero il Capitale.

Piazzi rilegge Marx aldilà delle connotazioni politiche, spesso strumentalizzate da ogni dove, trovando nella sua opera più nota una potente descrizione della società.
Dopo aver esplorato i confini di quella che definisce "Antimateria", Piazzi si tuffa, e noi con lui, alla scoperta delle dinamiche del Denaro e della Finanza, i principali mezzi di conquista del Capitale. E' qui che, storicamente, il moderno si afferma a scapito della materia e della qualità (si pensi al mercato dei derivati).
La Teoria del Valore di Karl Marx viene così miscelata alla Teoria dei Sistemi Sociali di Niklas Luhmann compiendo un ardito e spettacolare salto paradigmatico che porta in primo piano il potere della contingenza (chi ha letto Zygmunt Bauman e si intende di modernità liquida troverà dunque pane per i suoi denti).
Il Capitale assurge così a vero Sistema del Sociale e la contingenza (compreso il Valore di Scambio) assume su di sè il compito di far evolvere l'Ambiente di questo Sistema (cioè l'Ambiente Umano) in forme sempre più flessibili e coerenti con il Plusvalore (si veda l'inarrestabile ascesa del lavoro flessibile, o precario).
Il Denaro si trasforma da mezzo a fine e tende a perseguire la sua autopoietica Teleologia: ridurre a contingente, digitale, quantificabile, ogni residuo di qualità, di rapporto organico.

"Oggi il danaro non è mezzo di scambio.
Non di circolazione.
E neanche di comunicazione.
Nel moderno che si autorealizza, 
il danaro è fine a se stesso.
E' scopo ultimo."
G.Piazzi,Il Principe di Casador,pag.143 

La terza tappa del viaggio del Principe ci porta a scoprire qualcosa che fa ormai parte del passato: la Comunità.
Questa forma di trascendenza, precedente a quella del Sociale favorita dal Capitale, permetteva all'uomo di dare un senso alla sua esistenza inserendolo in un contesto mitopoietico dove il Sapere simbolico comunitario entrava in simbiosi con il proprio Sapere ancestrale.
In questo modo l'uomo non era più una mera natura vivente, come lo possono essere gli alberi o le locuste, la Comunità formava la mente dell'individuo e intratteneva con esso un rapporto organico che ne garantiva un vissuto permeato dalla Memoria,dalla Cultura.
Un vissuto, per così dire, analogico.

Questo rapporto tra Comunità e l'uomo si rompe nel momento in cui la Comunità non riesce più a educare l'uomo in maniera armonica: l'uomo avverte come violenza tutto ciò che viene da fuori (vedi, tra le altre cose, la Religione).
A questo punto subentra il Capitale e la sua Pulizia Etnica.
A partire da quella che Marx definisce "sottomissione formale del lavoro al Capitale" e dalla Semantica Borghese che disconosce le appartenenze comunitarie e trasforma l'individuo in Persona, il Capitale può agire indisturbato nella sua opera di bonifica dell'Ambiente Umano secondo i suoi scopi (il Plusvalore).
Ma il Capitale non è altro che un surrogato, un sistema al quale siamo costretti in mancanza di alternative.
La Vita soffre a causa della bonifica e lotta per emanciparsi da ciò che violentemente la trascende: vuole realizzarsi come Tutto-Idea.

"Adesso, la materia che vive non ha più bisogno di essere ciò
che le ha sempre chiesto di essere l'utero della trascendenza.
Non più voluta da lui.
La materia che vive non deve più essere al servizio della Comunità.
E neanche di qualsiasi altra forma di trascendenza che non provenga
da lei stessa."
G.Piazzi,Il Principe di Casador,pag.401

Il viaggio del Principe si ferma qui, sta a noi seguire i suoi passi.