martedì 25 maggio 2010

Negare, negare sempre




Non basta negare la veridicità del riscaldamento globale per avere la coscienza pulita.
Ovvero: la questione ecologista non si può e non si deve fermare al global warming, il dibattito pubblico non può fossilizzarsi sull'incidenza o meno delle attività antropiche sui cambiamenti climatici.
Bisogna sempre tener conto del fatto che diversi ambiti e diverse tematiche si compenetrano in un unico calderone: esaurimento delle risorse energetiche, riciclaggio dei materiali, conseguenze economiche delle politiche ambientali e quelle sociali e ambientali dell'inquinamento prodotto dalle attività umane.


Purtroppo c'è sempre qualcuno che, invece di sollevare semplici ma sempre legittimi dubbi sulla portata del global warming e dei mutamenti climatici, si spertica nel negare a priori la possibilità che le nostre azioni possano avere serie conseguenze sull'ambiente.
C'è sempre qualcuno disposto a sostenere che non vi è nulla di sbagliato nel nostro stile di vita attuale, qualcuno disposto anche a chiudere gli occhi di fronte ai dati scientifici e alle evidenze empiriche.
Ovviamente non posso permettermi di dare per vera la teoria del global warming: innanzi tutto perché non sono uno scienziato e non mi permetto di giocare a farlo; in secondo luogo perché la stessa comunità scientifica è divisa tra sostenitori e detrattori della teoria in questione.


Il mio punto di vista è dunque non scientifico: è il punto di vista di chi cerca di capirci qualcosa e, per fare ciò, ascolta ciascuna campana.
Non intendo neanche porre l'accento sulla questione: il mio scopo è quello di ricostruire un contorno che aiuti il lettore a riflettere in generale sul tema della nostra convivenza con l'ecosistema.
Per permettervi di approfondire la singola questione sul global warming ho linkato i dati tratti da alcune ricerche effettuate dall'IPCC, l'ente intergovernativo che studia i cambiamenti climatici, e i dati presentati dagli eco-scettici.
Sicuramente, però, a differenza dei complotti congetturati dai paranoici che temono le scie chimiche, le preoccupazioni degli ambientalisti sembrano più fondate: negli ultimi anni abbiamo registrato una serie di eventi climatici (come le sempre più numerose alluvioni in Europa) che dovrebbero invitare a riflettere.
Al tempo stesso, lasciando insoluta la questione sulla veridicità del global warming, sembra necessario sottolineare i motivi che dovrebbero indurci a riconvertire in senso eco-sostenibile il nostro stile di vita privato ed il nostro intero sistema economico-sociale.


Numerose sono ad esempio le voci autorevoli che sostengono la necessità di affrancarci dal petrolio: una risorsa non solo limitata, ma anche pericolosa sotto molti aspetti.
Innanzi tutto l'estrazione del greggio comporta alti tassi di inquinamento, il suo trasporto è spesso causa di disastri ambientali, il suo utilizzo ha dirette conseguenze, specialmente nei grandi conglomerati urbani, sulla salute delle persone e degli animali.
Per non parlare delle conseguenze sociali: è forse ridondante ricordare che alcuni regimi (come la Libia, l'Arabia Saudita e, in passato, l'Iraq di Saddam Hussein) prosperano grazie all'oro nero?
Molti derivati del petrolio utilizzati nell'industria chimica e in altri ambiti sono inoltre responsabili dell'inquinamento delle falde idriche (e teniamo bene a mente che possiamo vivere senza petrolio, ma non senza acqua potabile): la dispersione in mare di greggio e derivati influisce sulla catena alimentare dei pesci e causa patologie sia negli animali che nelle persone tramite l'alimentazione.


Queste affermazioni non sono certo smentibili: chi provasse a negare il fatto che le attività umane determinano il deterioramento dell'ecosistema (magari sostenendo che “da sempre è l'uomo, con il suo lavoro ed il suo ingegno, che crea e moltiplica le cose”) non sarebbe, a mio avviso, così diverso da quei bravi e premurosi industriali che sostenevano la non correlazione tra l'amianto e il mesotelioma pleurico, nonostante le conclusioni di numerosi studi scientifici.
Bisogna dunque investire su altre fonti energetiche: quelle rinnovabili.


Il nucleare non può certo essere annoverato tra queste per tre semplici ragioni: innanzi tutto si basa su minerali radioattivi come l'uranio che non sono certo infiniti; in secondo luogo questa fonte energetica comporta spese stratosferiche di mantenimento; infine, e mi sembra quasi inutile ricordarlo, la fissione atomica ha risvolti, in termini di sicurezza e di scorie, potenzialmente catastrofici.
Nel 2007 erano in funzione nel mondo 449 reattori: queste potenziali Chernobyl hanno prodotto complessivamente solo il 15% dell'energia elettrica complessivamente generata: a quanto pare il gioco non vale la candela.
Le vere fonti rinnovabili, in primis l'energia solare e quella eolica, richiedono investimenti minori e producono energia pulita: la possibilità di rendere autosufficienti gli edifici comporta inoltre una minore spesa energetica, a beneficio dei nuclei familiari che potranno spendere altrimenti i propri risparmi.


Il problema in Italia, per quanto riguarda gli impianti domestici, risiede nell'oneroso investimento iniziale e nella difficoltà di trovare sostegno negli Enti locali: segno, forse, che alle compagnie elettriche non piace lo scenario di una nazione di piccoli produttori che non devono più pagare le loro salatissime bollette?
Quello che so è che, tra un fuoristrada sprecone e una casa ad impatto zero, la mia scelta è scontata.
Perché, in fin dei conti, anche le nostre singole scelte entrano a far parte del bilancio globale dell'impatto globale.


Consumare meno energia elettrica, scegliere i mezzi pubblici (o, ancor meglio, le gambe) al posto dell'automobile per arrivare in centro e per spostarsi tra luoghi vicini, riciclare, non sprecare l'acqua, scegliere un'autovettura più efficiente che sportiva: questi non sono deliri da figli dei fiori,  ma atti di amore verso noi stessi e verso l'ambiente.
Dunque è inutile negare:  si può credere o meno al global warming, ma non si possono chiudere gli occhi sulla necessità di riconvertire i nostri stili di vita.

mercoledì 19 maggio 2010

La ricerca della verità

E’ ormai un dato più o meno noto che circa il 70% degli italiani trae le proprie informazioni, e si forma così la propria idea (sopratutto politica), sui telegiornali e sui quotidiani, mentre solo il 30% si informa tramite internet.
Come ben sappiamo l’informazione pubblica in Italia è spesso veicolata dai potentati e la verità spesso distorta per fare risultare una notizia sotto la luce voluta.
(Per fare un rapido esempio: Stefano Cucchi, il ragazzo arrestato per pochi grammi di hashish e morto in caserma a seguito di un pestaggio è stato trasformato dai Media in un tossico anoressico deceduto per le sue precarie condizioni di salute al quale un po’ di zucchero (!!!) avrebbe salvato la vita…)
Quindi da bravo ricercatore della verità di ciò che mi accade intorno, cercando le ultime news in giro per il web, sono incorso in una notizia che mi ha a dir poco scioccato che appongo qui per intero:

***
Attenzione, APPROVATO IERI: articolo 50-bis/Repressione di attività di apologia o istigazione... COMPIUTA A MEZZO INTERNET
 domenica 9 maggio 2010 alle ore 16.44

NESSUN TELEGIORNALE HA AVUTO IL PERMESSO DI DIFFONDERE QUESTA NOTIZIA

Ieri il Senato ha approvato il cosiddetto pacchetto sicurezza (D.d..L. 733) tra gli altri con un emendamento del senatore Gianpiero D'Alia (UDC) identificato dall'articolo 50-bis: "Repressione di attività di apologia o istigazione a delinquere compiuta a mezzo internet"; la prossima settimana Il testo approderà alla Camera come articolo nr. 60.
Questo senatore NON fa neanche parte della maggioranza al Governo... il che la dice lunga sulle alleanze trasversali del disegno liberticida della Casta.

In pratica in base a questo emendamento se un qualunque cittadino dovesse invitare attraverso un blog (o un profilo su fb, o altro sulla rete) a disobbedire o a ISTIGARE (cioè.. CRITICARE..??!) contro una legge che ritiene ingiusta, i providers DOVRANNO bloccarne il blog o il sito.

Questo provvedimento può far oscurare la visibilità di un sito in Italia ovunque si trovi, anche se è all'ESTERO; basta che il Ministro dell'Interno disponga con proprio decreto l'interruzione dell'attività del blogger, ordinandone il blocco ai fornitori di connettività alla rete internet. L'attività di filtraggio imposta dovrebbe avvenire entro 24 ore; pena, per i provider, sanzioni da
50.000 a 250.000 euro.

Per i blogger è invece previsto il carcere da
1 a 5 anni oltre ad una pena ulteriore da 6 mesi a 5 anni perl'istigazione alla disobbedienza delle leggi di ordine pubblico o all'ODIO (!) fra le classi sociali.
MORALE: questa legge può ripulire immediatamente tutti i motori di ricerca da tutti i link scomodi per
la Casta.
In pratica sarà possibile bloccare in Italia (come in Iran, in Birmania e in Cina) Facebook, Youtube e la rete da tutti i blog che al momento rappresentano in Italia l'unica informazione non condizionata e/o censurata.

ITALIA: l'unico Paese al mondo in cui una media company (Mediaset) ha citato YouTube per danni chiedendo 500 milioni euro di risarcimento.

Con questa legge non sarà più necessario, nulla sarà più di ostacolo anche in termini PREVENTIVI.
Dopo la proposta di legge Cassinelli e l'istituzione di una commissione contro la pirateria digitale e multimediale che tra meno di 60 giorni dovrà presenterà al Parlamento un testo di legge su questa materia, questo emendamento al "pacchetto sicurezza" di fatto rende esplicito il progetto del Governo di "normalizzare" con leggi di repressione internet e tutto il sistema di relazioni e informazioni che finora non riusciva a dominare.

Mentre negli USA Obama ha vinto le elezioni grazie ad internet, l'Italia prende a modello
la Cina, la Birmania e l'Iran.
Oggi gli UNICI media che hanno fatto rimbalzare questa notizia sono stati la rivista specializzata "Punto Informatico" e il blog di Grillo.

Fatela girare il più possibile per cercare di svegliare le coscienze addormentate degli italiani perché dove non c'è libera informazione e diritto di critica la "democrazia" è un concetto VUOTO.

documentazione diffusa da
Coordinamento degli Enti Locali per
la Pace e i Diritti Umani

***

Pesante vero ?
L’articolo comincia con “Ieri il senato ha approvato…”
Sul fatto che ci sia un tentativo del genere in Italia ho pochi dubbi quindi ho subito informato i miei amici blogger della faccenda, ma ad una ricerca più accurata ci siamo accorti che la notizia non compariva nella Gazzetta Ufficiale ed è quindi solo un falso allarmismo.
Che sia giusto sensibilizzare la gente verso il problema dell’informazione è vero (tanto più che la legge è stata realmente proposta e il tentativo di limitare fortemente la libertà di espressione in internet è reale e tutt’ora in corso e basterebbe questo a fare scandalo) ma dare false notizie è un’altra cosa.
E’ soprattutto la buona fede che porta molti a far circolare notizie che denunciano soprusi e pericoli incombenti e spesso queste informazioni vengono divulgate, soprattutto con mezzi quali Facebook, senza prima accertarsi se la fonte sia più o meno credibile.
Internet è ancora una grande piazza libera dove ognuno può dire più o meno ciò che vuole, ma proprio per questo è facile sentire voci che non corrispondono alla realtà… è quindi compito individuale cercare le conferme delle notizie apprese prima di spargere la voce in una interminabile catena di allarmi.
Su Internet si trova tutto e il contrario di tutto… sono sicuro che se mi metto d’impegno riuscirei a trovare anche gente che crede fermamente che la terra sia piatta e la sua sfericità sia solo un grande complotto dei potenti della terra.
(poi… si sa come funzionano queste cose… paradossalmente più la notizia è catastrofica più viene subito accettata e divulgata come scoop: infatti le notizie che attecchiscono di più sono quelle delle varie “fine del mondo” la quale sembra avere una sorte di ricorrenza periodica… vedi millennium bug 2000, Maya 2012 ecc... diciamo una volta ogni 4-5 lustri c’è un allarme fine del mondo).
Paradossalmente è proprio la grande libertà di comunicazione che c’è (ancora) su internet a permettere tutto questo. Noi abbiamo il dovere di difendere questa libertà ma dobbiamo prendere coscienza che non tutto è “verità assoluta” .
Quindi… ATTENZIONE… ultimamente la ricerca della verità si gioca in un campo molto insidioso dove è facile prendere strade non adatte al tipo di obiettivo che ci siamo inizialmente e in buona fede preposti.

                                                                                                                     Leone Montao