martedì 21 dicembre 2010

à bientôt

Esimi cyberlettori, come potrete notare da soli, da un mese esatto non è stato pubblicato niente. Il blog non è morto: si è addormentato un mese fa davanti ad una vecchia puntata del tenente Colombo e si dovrebbe risvegliare, nella peggiore delle ipotesi, a gennaio 2011. Ma nulla esclude un possibile e dignitoso commiato al vecchio e pulcioso 2010: stay tuned
Published with Blogger-droid v1.6.5

domenica 21 novembre 2010

Postatomico n.5


Dopo un lungo periodo di sospensione (causata soprattutto dai miei impegni) ho deciso di riprendere in mano questa rubrica
(giusto per buttarvi qualcosa in pasto quando non ho tempo per veri e propri post).
Oggi sono molto sul tetro e, dato che il Natale si avvicina, vi scodello solo brutte notizie:

Ecco l'indice sulla libertà di stampa pubblicato da Reporters sans frontieres (l'unica buona notizia, se così si può dire, è che siamo rimasti stabilmente al 49° posto)


E questa è la descrizione della situazione italiana da parte della stessa organizzazione:


Per continuare in bellezza, l'ennesimo esempio di governo illuminato del nostro partner commerciale e antagonista geopolitico occulto preferito, la Cina:


Sempre sullo stesso tono, altri mirabili esempi di democrazia:

Vietnam

Myanmar

Cambiamo continente, ma non solfa: ecco il Rwanda

Infine un pratico promemoria circa gli atti spontanei di amore fraterno tra i popoli (leggasi guerre) in corso mentre state comodamente seduti sul cesso a cagare (o almeno è quello che sto facendo io adesso). Fonte: Peacereporter

Ve le ricordate le cluster bombs? Quelle che hanno il piccolo difetto di mutilare l'infanzia di mezzo mondo? Ecco cosa l'Italia NON ha fatto per metterle al bando:

Ah, ma cosa vi aspettavate da un paese che, mentre casca a pezzi, spende un miliardo di Euro in armamenti?

E che, nel frattempo, taglia il 5xmille?

mercoledì 10 novembre 2010

"COTTO E MANGIATO"




In occasione del Winefestival di Merano lo chef sloveno Tomaz Kavic si è ingegnato, per stupire i raffinati palati degli ospiti presenti alla kermesse, a far bollire per 6-7 ore nel suo calderone spezzatino di orso. Si, proprio orso. E pare, tra l'altro, che gli assaggiatori abbiano gradito, informando gli sfortunati curiosi che non hanno avuto il privilegio di partecipare al luculliano banchetto, che "la carne era deliziosa, sapeva di cinghiale".
Al di là del giudizio gastronomico, inevitabile vista l'occasione, la LAV ha dato vita a una polemica per porre la questione su un piano etico e morale. Bisognerà, nei prossimi giorni, verificare anche la posizione legale del goulash di orso.
La platea si divide, come sempre, tra colpevolisti e innocentisti. C'è chi, in nome della conclamata natura carnivora della nostra specie, asserisce che se si macellano milioni di mucche, polli, vitelli,maiali ecc.., tanto vale papparsi anche un bell'orso.
La controparte replica che la consumazione di un orso non è in questo caso nemmeno giustificata da un retroterra culturale e sembra piuttosto essere un atto di barbarie fine a se stesso, un 'capriccio gastronomico', insomma.

Mentre la discussione sul goulash a base di orso è ancora calda, in America si riaccende il dibattito sulla pena di morte. Ma questa volta non sulla sua liceità. Il nodo gordiano lo tiene ben stretto in pugno la 'HOSPIRA', l'unica casa farmaceutica a produrre il Sodium Thiopental, il sedativo che viene somministrato come prima sostanza ai condannati; quello che -secondo la Corte Suprema- garantisce che la pena di morte tramite iniezione letale non sia "crudele e disumana" per il condannato.
Sia che la produzione sia stata fermata dalla HOSPIRA per mancanza di uno dei componenti fondamentali per confezionare il prodotto -come sostiene la stessa casa farmaceutica- sia che l'azienda abbia cercato una scappatoia per evitare di essere associata alle esecuzioni capitali -come vociferano i maligni- fatto sta che lo stato dell' Oklahoma si è trovato a secco di Sodium Thiopental, vedendosi così costretto a interpellare la Corte dello stato per ottenere l'autorizzazione al ricorso di un anestetico solitamente utilizzato per ammazzare animali.
Se tutto filerà liscio, il 16 dicembre John David si addormenterà sotto un'iniezione di Pentobarbital, passando alla storia per essere il primo uomo a venire giustiziato tramite iniezione di veleno destinato a cavalli e bovini.
Anche qui la platea si divide. C'è chi, facendo appello alla difficoltà di reperibilità sul mercato del farmaco, giudica assolutamente necessaria la sostituzione, ricordando che molte esecuzioni sono già state rinviate a causa dell'inconveniente. E chi ritiene che stavolta la barbarie ha veramente superato i limiti, trovando in tutto ciò triste conferma all'asserzione che i condannati vengono ammazzati come bestie.

Insomma, un orso vale più di un pollo e un uomo vale più di un bovino?

Se fossimo nel bel mezzo di una commedia dell'assurdo, a questo punto sarebbe interessante proporre al pubblico in sala dei finali a scelta:

A) mettiamo nel goulash del veleno per animali, stuzzicando i famelici palati dei raffinati intenditori culinari, che apprezzerebbero la pietanza commentando: 'è deliziosa, sa di Sodium Thiopental', mentre ricorriamo all'orso scampato all'impiattamento per giustiziare i condannati a morte.

B) graziamo tutti i condannati e li invitiamo a un banchetto a base di goulash di seitan, mentre lasciamo che Tomaz Kavic se la veda con l'orso, chiuso in una camera della morte.

C) la più verosimile: poiché è difficile che le cose cambino, si potrebbe sempre servire al povero condannato un'ultima cena coi fiocchi, a scelta tra goulash di orso...o spezzatino di Tomaz Kavic.

lunedì 1 novembre 2010

nuovi risvolti del Ruby-gate


Il Ruby-gate si estende al Medio Oriente.
Scarcerata Hanan al Samawi, la studentessa yemenita coinvolta nella spedizione di pacchi-bomba diretti negli Usa.
Secondo indiscrezioni, sarebbe stata decisiva una telefonata di Osama Bin Laden alla questura di San'a: il leader di Al Qaeda avrebbe garantito per la ragazza chiedendo l'affidamento al suo fido braccio destro Ayman al-Zawahiri

venerdì 29 ottobre 2010

Potpourri: il fascista dell'autobus

Gli autobus non trasportano esseri umani, ma particelle slegate.
E' lo stesso principio dell'ascensore: si fa di tutto per rimanere estranei, anonimi, possibilmente neutri, per non lasciarsi invadere dalla presenza dell'altro, dello sconosciuto.
Eppure capita di entrare in contatto, e magari di litigare senza un motivo plausibile con una persona che non conosci, che non hai mai visto in vita tua.

Così ti può capitare di sentir urlare "fascista!" e ti chiedi come sia venuta fuori quella parola totalmente estranea al contesto di neutralità, aliena dalla scatola con quattro ruote che ti trasporta dal punto A al punto B come una supposta infilata nel culo grigio della città.

Non mi sorprende che siano un uomo ed una donna a litigare, solo non capisco il motivo.
Lei continua a dargli del fascista, è palesemente fuori di sé, lui risponde con uno sprezzante "signora, lei mi fa schifo!".
Tutti si girano, l'incantesimo è rotto, non siamo più particelle slegate.

Di mezzo c'è un giornale, vai a capire come può aver provocato l'alterco: chi stava leggendo cosa e come è nato il diverbio.
Cosa c'entrerà poi il fascismo?

Il signore scende, è così grigio e anonimo che non ricordo il suo viso, lei lo segue a ruota urlando "non provi a scappare! io chiamo qualcuno!" e intanto si trascina dietro due poveri vecchi, presi letteralmente per il bavero, ai quali impone la sua volontà: "voi siete testimoni! avete visto tutto!".

Io rimango sull'autobus che riparte, ma faccio in tempo a vedere che l'uomo è sparito, lei è rimasta sul marciapiede, parla con uno dei vecchi, l'altro sgattaiola via per eludere questo esemplare d'umanità varia uscita di senno.

martedì 19 ottobre 2010

riflessioni serali

Ipotesi assurda:


siete l'ultimo uomo (o donna) rimasto sulla faccia della Terra
state morendo di freddo (come a Urbino un giovedì sera di gennaio)
avete con voi solo due oggetti
1) Un accendino
2) I rotoli del Mar Morto


cosa fareste?


Gradita risposta

giovedì 30 settembre 2010

Il naufragio del bipolarismo e la placida morte del PD

Chi si aspettava una resa dei conti definitiva a destra è rimasto a bocca asciutta: il governo ha retto, grazie al voto di quei finiani che dovevano, nelle elucubrazioni di qualcuno, aspettarlo al varco e affossarlo alla prima occasione utile.
Così non è stato, anche se si è registrata la scissione formale di Fli, in futuro destinata forse a legarsi con l'eterogeneo blocco Udc-Api ed alcuni prossimi ex-Pd, il famoso "Terzo polo", per intenderci, che, a mio parere, non godrà di salute migliore rispetto agli altri due, ormai in chiaro affanno.
La fiducia accordata al governo, vuoi per sentimento di responsabilità verso il paese in un periodo di crisi nera, vuoi perché attendono che sia la Lega a far saltare il tappo, non significa certo un ritorno all'ovile, un ripensamento del "figliol prodigo" Fini, intenzionato come non mai a smarcarsi da Berlusconi (e rinunciando così ai suoi ex colonnelli, oggi mastini del premier) senza compromettere il suo avvenire politico, soprattutto sotto il profilo del consenso elettorale.
I finiani, da bravi "uomini d'ordine", come si diceva un tempo, non hanno voluto scoperchiare il vaso di Pandora delle urne, in un momento in cui il voto rappresenta un'incognita più paurosa di un governucchio stentato.
O, perlomeno, Fini non ha voluto accollarsi la responsabilità di ciò, aspettando che sia la Lega, con la sua crescente arroganza e la sua martellante propaganda, ad ordinare il "si salvi chi può" nella speranza di poter strappare alle urne forse non lo scettro, ma almeno qualche poltrona in più.
Nonché un maggiore peso specifico (come se quello che ha già fosse non sufficiente) all'interno dell'esecutivo.
Saltando a piè pari il Pdl, che rimane imbalsamato sulle sue posizioni come il partito comunista della Corea del Nord, e che può solo giovarsi dell'afflusso di qualche voto dei soliti saltimbanchi di Montecitorio o di Palazzo Madama, non rimane altro da fare che spostare lo sguardo più a sinistra.
Casini, che sta cercando per l'ennesima volta di coagulare intorno a sé abbastanza materia prima per dare forma al terzo polo, al grande centro, ecc..., ovvero a quella cosa che qualcuno sta aspettando dal 1993, gioca di sponda a destra e manca con la disinvoltura di un professionista della pelota basca: tuttavia, nonostante l'appoggio non proprio velato delle gerarchie ecclesiastiche, corre il rischio di perdere ancora una volta il filo del discorso e di ritrovarsi schiacciato da Berlusconi, in piena campagna acquisti per ingrossare le sue file e saltare l'ostacolo fisiologico dell'immobilismo.
L'Api, che sconta anche una non felice omonimia con un colosso petrolifero non molto amato dalle nostre parti, risulta essere una sigla con poco, o nullo, radicamento nel territorio, nonché mediaticamente inesistente, destinato, con tutta probabilità, ad essere assorbito da qualche compagine maggiore.
Al suo fianco, il Pd, logorato dalle sotterranee lotte di potere interne ed in pieno calo di popolarità.
Il partito che doveva riassumere le tradizioni del cattolicesimo sociale e del postcomunismo si trova a dover fare i conti non solo con l'inconciliabilità delle posizioni laiche e teo-dem, un ostacolo forse superabile, ma con il complessivo fallimento del disegno politico a livello locale e nazionale, con il quotidiano alternarsi di aperture al centro e alla propria sinistra che rischiano di trasformarsi in intrinseca debolezza e sudditanza nei confronti di compagni di strada scomodi come Di Pietro e, seppure si tratti di un'ipotesi remota, Beppe Grillo.
Il tutto condito dalla delusione di molti cittadini amministrati dal Pd, che vivono con l'impressione di avere a che fare con un comitato d'affari: non giovano certo gli scandali locali ed il comportamento palesemente clientelare di alcuni esponenti Pd nel territorio.
Il paradosso è che proprio nel Centro Italia, la colonna vertebrale del consenso geografico del Pd, si verifichi una clamorosa disaffezione nei confronti di un partito perennemente in burrasca per le prese di posizione delle sue varie primedonne e che spesso esprime governi locali che soffrono di fiato corto già dalla nascita.
Poco da dire su Idv, un partito che non è certamente esente dai vizi del malcostume politico che denuncia quotidianamente.
L'estrema sinistra offre anch'essa pochi spunti: le aspirazioni di Vendola lasciano il tempo che trovano, come le ali di cera non potevano sorreggere il volo di Icaro, mentre la galassia di sigle ancor più marginali sembrano destinate a rimanere fuori dai giochi, soprattutto con questa legge elettorale, che non permette sterili battibecchi e futili divisioni tra forze analoghe.
D'altro canto, quello che una volta era il bacino elettorale dell'estrema sinistra, la classe operaia, è ormai orientata, nel nord e nel centro, verso le posizioni leghiste.
Lasciando fuori dal discorso i movimenti più piccoli, come Forza Nuova, destinati a vivacchiare, resta da prendere in considerazione il movimento di Beppe Grillo.
Sono d'accordo con chi ha accusato i grillini di aver issato Cota sul seggio di governatore in Piemonte: inutile ribattere che la coalizione della Bresso fosse comunque espressione di una certa politica.
Non credo che la giunta Cota fosse il risultato auspicato da chi ha votato per le liste 5 stelle, né, tanto meno, dai suoi candidati.
Peculiare è il nuovo soggetto politico nato in Sicilia, Popolari per l'Italia di Domani, che riassume al suo interno esponenti ex Udc, ex Pdl ed ex Pd: una sorta di grande ammucchiata ancora avvolta nel mistero.
L'immagine che viene fuori, per concludere, assomiglia ad una vecchia polaroid sfocata: è possibile vedere i contorni delle immagini, intuire i movimenti, ma a volte è difficile comprendere la natura del soggetto raffigurato.
Sicuramente non è bipolarismo.

giovedì 26 agosto 2010

Fotoreportage dai parchi di Ancona

Avviso: alcune fotografie potrebbero urtare la vostra sensibilità, ma dal momento che dovreste essere tutti adulti e vaccinati ritengo questa possibilità molto remota.
Queste sono le foto che ho scattato la scorsa settimana girando per i parchi di Ancona. 
Come qualcuno di voi saprà, da quel veloce tour dei parchi è nato un mio articolo comparso qualche giorno dopo sul Corriere Adriatico, per il quale sto lavorando come collaboratore.
Buona visione.


cumulo di rifiuti abbandonati vicino a Cittadella, lato ingresso del Club Ippico

stesso luogo, cumulo di televisori (presenti ancora oggi)

idem, a qualcuno serve un cesso?

cardeto

sempre cardeto

parco degli Archi

parco del Pincio

parco degli Archi

rifiuti dietro alla cabina del metano di Via Panoramica

e per finire in bellezza: ecco a voi in quali condizioni versava uno dei cessi del Pincio.
Al più presto passerò per controllare la situazione e vi terrò aggiornati.

lunedì 23 agosto 2010

L'opinione del padrone




lunedì 16 agosto 2010

Il grande Moloch


A volte, per capire in che direzione va la globalizzazione, è necessario restringere il campo di ricerca.
Per questo motivo oggi limiterò l'osservazione all'ambito italiano con uno scopo ben delimitato: dimostrare perché la parola "futuro" può essere tranquillamente cancellata dal nostro vocabolario e sostituita con "presente", ovvero perché posso affermare di vivere in un Paese in declino e prossimo al fallimento dove è possibile vivere giorno per giorno e non altrimenti.

Sia ben chiaro, la globalizzazione potrebbe così sembrare una perturbazione esterna al "sistema-Italia", ma il punto è che la globalizzazione è un fenomeno che trascende il locale, lo infiltra con le sue dinamiche, lo pone in una dimensione storicamente inedita e e irreversibile, oltre che ineluttabile.

Senza stare a perdere tempo spiegandovi cos'è la globalizzazione, quali le sue manifestazioni in ambito politico, economico e culturale, intendo tracciare chiaramente un ritratto dell'attualità, sicuro di lasciare qualcosa per strada.
(sarò grato di ricevere integrazioni alle mie mancanze).

Scegliamo un punto di partenza arbitrario: il primo articolo della nostra Costituzione, esso recita:

"L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro.
La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione"
 Ad esso si affianca l'Articolo 4:
"La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto.
Ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, un’attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società"

 Il punto di partenza è dunque il lavoro.
Come sappiamo, il lavoro è un'attività produttiva (materiale o intellettuale) avente scopo di "concorrere al progresso materiale o spirituale della società" e, per il singolo, di rendere possibile la soddisfazione dei suoi bisogni primari(Maslow docet).
Sorvolando a piedi pari la storia del lavoro in Italia, giungiamo ai tempi odierni: all'introduzione della flessibilità (o, mettendo da parte i graziosi eufemismi, precariato) grazie alla Legge Biagi del 2003.


In breve tempo l'esercito dei call-center, o di qualsiasi altro lavoro sottopagato, è cresciuto a dismisura, permettendo ai privati di raggranellare immensi introiti diminuendo salari e diritti: se il tasso di disoccupazione in Italia non è alto quanto quello di altri Paesi europei è tutto dovuto al fatto che le figure professionali nate dalla Legge Biagi sono una realtà rilevante del nostro tessuto produttivo.
Nel frattempo la globalizzazione ha determinato la delocalizzazione delle industrie (leggi FIAT) e dunque la chiusura degli impianti italiani, tirando così acqua al mulino leghista che tutto può e vuole tranne che fermare queste dinamiche.


Ma questa è realtà tangibile, credo che la maggior parte di voi abbia un'ottima cognizione di ciò che sto dicendo e dunque vado avanti.
Il drastico calo dell'intervento dello Stato in economia ed il blocco delle assunzioni statali ha determinato una netta frattura nella realtà sociale, soprattutto nel Mezzogiorno, che per decenni ha sognato "il posto pubblico".
Contestualmente manca un legame solido tra il mondo della formazione e quello del lavoro: di fatto l'Università italiana è una sorta di parco giochi dove far perdere tempo ai giovani permettendo ad alcune cariatidi di portare a casa la pagnotta con cattedre-burletta e dottorati di ricerca di dubbia utilità.


La vera ricerca scientifica, generosamente supportata dagli altri Paesi occidentali, in Italia è ferma all'anno zero: il termine "fuga dei cervelli" riassume concretamente la situazione.
Le materie umanistiche, ritenute assolutamente inutili in un Paese che detiene un patrimonio artistico di primo livello, sono condannate a morte certa, così come chi intende dedicare la propria vita a cose "improduttive" come la linguistica.
Un Paese senza ricerca è un Paese geologicamente morto.


Altro dramma riguarda l'accesso alle professioni: è giusto selezionare le abilità e introdurre "la meritocrazia", ma ciò è perfettamente inutile se poi la burocrazia accademica impedisce la creazione della professionalità costruendo continue barriere (provate a chiedere a coloro che vogliono diventare insegnanti).


Dunque il lavoro (quello vero, non la schiavitù sottopagata interinale) diventa un privilegio per pochi, un'arma di ricatto, una merce di scambio: è il sintomo di un Paese governato da oligarchi e baroni che hanno paura di un confronto con le nuove generazioni.


Ultimo appunto sul lavoro: con gli stipendi da schifo e con la precarietà, quanto possiamo contribuire in termini previdenziali e fiscali?
Come pagheremo le pensioni già solo tra dieci anni?
Come farà lo Stato, ed ancor più gli Enti Locali, ad erogare i servizi?
Beh, l'ultima domanda ha per alcuni una risposta: privatizzazione.
Senza tener conto che i privati hanno il vizio di far crescere a dismisura il costo di questi servizi (con bollette più care da pagare per le famiglie che già incamerano ben poco).


Bene, la carne al fuoco è tanta ed è tempo di tirare le somme.
Come anche i bambini delle elementari sanno, l'economia di una nazione si basa su tre settori.
Il primario, agricoltura e allevamento, vive da anni in uno stato d'agonia: importiamo prodotti che potremmo coltivare noi stessi.
A nessuno verrebbe in mente di indagare sulle dinamiche che fanno aumentare i prezzi dei prodotto nostrani: i diretti coltivatori hanno già difficoltà a competere con i prezzi stracciati delle merci estere, ma il vero problema nasce nella distribuzione, con i grossisti che moltiplicano il prezzo della frutta.


Stendiamo un velo pietoso anche sull'industria: gli eventi di Pomigliano e il diktat della FIAT hanno creato una frattura di proporzioni storiche.
D'ora in avanti i padroni ricatteranno e l'avranno vinta senza neanche dover lottare veramente.
La logica del "chiagne e fotte" di Marchionne (che non aveva fatto una parola sulla Serbia fino a dopo il referendum di Pomigliano) sarà la logica di tutti gli industriali italiani.


Il terziario, i settori ai servizi, sembravano fino a qualche anno fa l'ancora di salvezza.
Adesso ci accorgiamo che anche lì (e forse soprattutto lì) dilaga la peste: di questi giorni la purga staliniana di Unicredit (4700 esuberi mentre, secondo un articolo del Sole 24 Ore, nel 2007 il suo Top Manager, Alessandro Profumo, guadagnava così: "un aumento del 39,7% a 9,427 milioni... Ha inoltre ricevuto 575mila azioni gratuite della banca, che all'epoca quotavano 6,812 euro: il pacchetto, che Profumo non ha però venduto, valeva 3,92 milioni. Comprendendo le azioni gratuite, i compensi di Profumo salirebbero a 13,35 milioni".


Ho voluto correre un po' nel finale, ma credo che il filo dei pensieri, per quanto contorto, sia stato abbastanza facile da seguire.
Chiudo con due annotazioni:


1)Alla luce di tutto ciò appare chiaro che non può esistere un quarto settore dell'economia: tutto ricade nelle tre categorie.
L'estrema finanziarizzazione dell'economia ha comportato negli ultimi anni l'ipertrofia del terziario,ma adesso ci rendiamo conto che si vive anche di pane e di martello.
NON ESISTE UN QUARTO SETTORE DOVE RIPARARE 


2)Rido a crepapelle sentendo pure idiozie come "La crescita sta rallentando" (frase cifrata che indica IL PROLUNGARSI DELLA RECESSIONE).
Finché metà dei giovani non trova lavoro, e l'altra metà ha un impiego che non merita di essere nemmeno qualificato come professione, finché i cinquantenni continueranno ad essere licenziati (mo' vatti a cercare un lavoro), finché continueremo a sperperare denaro pubblico e tollereremo l'evasione fiscale (soprattutto da parte delle multinazionali), finché soprattutto non metteremo freni e regole al mercato globale, SCORDIAMOCI DI USCIRE DALLA CRISI.


Dunque, cos'è la globalizzazione in Italia?
Un moloch invisibile, una sorta di avversa divinità da chiamare in causa per nascondere la verità dei fatti: i meccanismi del lavoro,quelli della formazione, l'assenza di ricerca ed il fatto di essere governati da inetti burini ci stanno condannando ad un domani senza futuro.

sabato 31 luglio 2010

Racisme à la carte



L'affaire Bettencourt, si sa, ha messo in grave imbarazzo il governo del Presidente francese Nicolas Sarkozy, alle prese con un calo di popolarità che taglierebbe le gambe a qualunque esponente politico di primo piano.
Il nostro "caro" Sarkò, primo Presidente "oriundo" nella terra del Camembert, ha recentemente trovato un modo assai originale di rientrare nelle grazie dei suoi sudditi estraendo dal mazzo la carta jolly del razzismo di Stato.
Venerdì scorso, infatti, il piccolo despota si trovava a Grenoble, città che si era appena ripresa dal trauma degli scontri, protratti per tre giorni, tra forze dell'ordine e abitanti delle banlieues: a causare i tafferugli l'uccisione, da parte della polizia francese, di un giovane di origine straniera coinvolto in una rapina.
Davanti al ripetersi del solito copione, Le Petit President ha pensato bene di cavalcare l'onda per lanciare un messaggio che ha fatto saltare dalle sedie non solo i suoi oppositori socialisti, ma anche i rappresentanti di numerose associazioni per i diritti umani: togliere la cittadinanza francese ai criminali d'origine straniera.
Detta dalle nostre parti questa frase non avrebbe colpito particolarmente le coscienze, abituati come siamo a sentire quotidianamente i vaneggiamenti anticostituzionali di un governo xenofobo che si vanta di rispedire i migranti eritrei in Libia a morire nel deserto sotto le torture degli sbirri dell'amico Gheddafi.
In Francia, paese con una popolazione composta da una larga fetta di cittadini di origine straniera (come lo stesso Sarkozy, di origine polacca), la Costituzione prevede l'uguaglianza tra francesi "DOC" e "oriundi", la proposta di Sarkò contiene dunque un vulnus costituzionale non indifferente: l'ipotetica normativa ventilata dal nano d'oltralpe distingue tra rapinatori di pura razza francese (se esiste) e non.
Il rispettabile Le Monde, da poco passato nelle mani di imprenditori vicini alla sinistra francese, ha attaccato il Presidente accusandolo di allinearsi alle tesi del Front National, il partito xenofobo retto da Jean-Marie Le Pen.
Per chi non lo sapesse ricordo che il FN è uno degli alleati europei della Lega Nord e che "Il pene di Le Pen si issa appen appen".
Certamente ci sono tre considerazioni di fondo da fare:


1) Tutta questa manfrina serve a riempire i media francesi per mettere in secondo piano lo scandalo che sta colpendo il partito ed il governo di Sarkozy


2)Tutti i governi fascisti, come quello di Sarkozy, usano artificiosamente spauracchi legati alla pubblica sicurezza e alla crescente immigrazione per imbavagliare il dibattito o farlo procedere su binari prestabiliti.


3) Alla fine si punta sempre a suscitare clamore attorno ad un diritto inalienabile (in Francia la cittadinanza, da noi l'asilo politico).


Come dire, questa è la destra europea, bellezza.

lunedì 26 luglio 2010

BASTA NON INQUADRARLO...




La storia abbastanza recente ci insegna (o almeno dovrebbe insegnarci) che grossomodo tutti i grandi dittatori del presente e del passato nella loro presa coatta di potere compiono un passo FONDAMENTALE per il loro successo: la presa di controllo sui mezzi di informazione allo scopo di avere il PUBBLICO CONSENSO…

Mussolini ad esempio aveva ben chiaro questo passaggio infatti si prese subito il disturbo di controllare i mass media che in quel periodo stavano esplodendo (radio, cinegiornali…) per fare i suoi pomposi proclama in cui si annunciavano conquiste ed espansioni territoriali dell’italica razza.

Ma è davvero così importante controllare l’informazione ???

Per rispondere a questa domanda ne pongo delle altre…

Qualcuno si è accorto che il braccio destro del Primo Ministro è stato condannato a 7 anni per MAFIA ?
Come è stato possibile dare una notizia del genere senza alzare uno scandalo cosmico con dimissioni a manetta di tutti e crollo totale della fiducia in chi ci governa ?

Come è stato possibile far tacere migliaia di persone che protestano e far passare una città in ginocchio come L’Aquila ancora mezza sepolta dalle macerie per una città nuova e prontamente ricostruita nel giro di un anno ?
(Tra l’altro dei testimoni giurano di avere ricevuto delle cariche dalla polizia durante le manifestazioni di protesta e dei filmati lo confermano)

Come è possibile far passare uomini che lavorano nel torbido, con capitali di dubbia origine e che si rifiutano di sottoporsi a regolari processi, per dei santi presi di mira dai giudici talebani e comunisti ?

La risposta a tutte queste domande è la stessa: a colpi di TV


Purtroppo la maggioraza dell’informazione (e comunque la parte più seguita) è controllata dallo stesso losco individuo che causa le sopracitate aberrazioni politiche e sociali e che è causa del costante declino del nostro paese… ma non ci si può aspettare che uno si autoaccusi e dica, o permetta ad altri di dire, nelle sue TV cose contro di lui: io stesso se prendessi i miei quattro soldi mensili da lui (arrrgh) mi guarderei bene dal farlo incazzare.

Insomma… per non far notare una cosa… basta NON INQUADRARLA o mettere il microfono lontano….
(anche se i nostri “giornalisti” osano ben di peggio dando in alcuni casi notizie stravolte e con dati palesemente ritoccati… solo per compiacere il padrone).

Questo sistema esiste più o meno ovunque ma da noi sta prendendo una piega allarmante…
Se neanche degli scandali come quelli sopracitati possono scuotere la gente da questo torpore mediatico di cui è vittima le speranze di un secondo rinascimento italiano si riducono davvero all’osso…

L’unica speranza (e anche l’unico mezzo da cui ancora posso attingere vere notizie) è INTERNET… (il quale però, come detto in precedenti articoli, non è esente da trappole fuorvianti e informazioni bufala)

PS. [E’ con la sopracitata sentenza a Dell’Utri che la mia sopportazione riguardo all’informazione ha toccato il limite… trasformare una condanna a 7 anni di carcere per MAFIA in una assoluzione non è solo ridicolo: ha del grottesco. Un conto è glissare abilmente su una manifestazione di operai scontenti… un conto è far passare un mafioso per un’eroe perseguitato dai cattivi invidiosi… QUANDO è TROPPO è TROPPO !!!!!!!!!

LEONE MONTAO

venerdì 23 luglio 2010

Quella gran puttana dell'anarchia



Premessa
Ciò che segue è una semplice speculazione da quattro soldi passibile di essere confutata o corretta in qualsiasi momento.
Non pretendo di darle un valore assoluto (sono poche le cose della vita che lo hanno) e sono sicuro che questa mia teoria non sia neanche particolarmente originale e anche che possa trovare nella vita reale numerose smentite.
Ma è il frutto di una meditazione che non era proprio da buttare via e per questo motivo ho deciso di sottoporvela nella speranza che qualcuno di voi ne possa trarre giovamento e magari anche spunto per future discussioni.

Il punto di partenza di questo ragionamento è la constatazione della perfezione dell'ordine naturale: la natura ha la capacità di creare cicli iterativi di ordine e disordine, dunque la possibilità di ripristinare uno stato di partenza dopo eventi dai lei stessa provocati.
Parlo di terremoti o altri cataclismi, ma anche dell'azione di animali (ad esempio le opere idrauliche dei castori): l'azione dell'uomo esula invece dalle capacità "guaritrici" della natura.
Mi spiego meglio, per essere più chiaro.

Innanzitutto intendiamo con "natura" l'ecosistema globale ESCLUSO L'UOMO.
Data per buona la teoria che determina come limitate le risorse materiali del nostro ecosistema (che a parte la luce solare e le radiazioni cosmiche è un sistema chiuso), si può osservare come la natura sia capace di ricostituirsi, di "riciclarsi", sempre e comunque o, al limite, di adattarsi alle conseguenze dell'azione di forze fisiche (terremoti) o di forme di vita (castori, termiti, ecc.).
Questa sua capacità è però fortemente limitata, se non annullata, dall'azione della sua creazione più ingombrante: l'uomo.
Partendo da una mera relazione di simbiosi (come per tutti gli animali), l'uomo è giunto in un determinato periodo storico
(rivoluzione industriale) ad affrancarsi progressivamente dal suo habitat, sforzandosi di piegare l'ambiente alle sue esigenze (in misura decisamente superiore rispetto ai castori) arrivando infine a crearsi un habitat completamente artificiale (a parte l'ossigeno, ovviamente).

Che cosa ci differenzia principalmente dagli altri animali? Non solo il pollice opponibile o l'apparato vocale progredito: è lo stesso intelletto umano a tracciare un solco profondo tra noi ed il resto del bios.
E' lo stesso fatto di concepire i nostri pensieri non solo con le immagini (come si suppone facciano gli animali), ma anche tramite le parole: il linguaggio è il pollice opponibile immateriale che ci configura come gradino più elevato dell'evoluzione (morale a parte).
Risulta dunque normale che, in quanto esseri forgiati dalla natura, il ragionamento umano, l'ordine umano abbia qualche analogia con quello naturale presentando però particolarità decisive e fondamentali.

Provo a spiegare meglio questo punto: la natura crea il suo ordine tramite sintesi, semplificazioni; il nostro ordine (biologico, sociale, ecc...) funziona tramite categorie.
Qual'è la differenza tra la sintesi e la categorizzazione?
Semplice: la prima verte all'unità, la seconda alla moltiplicazione (o meglio, proliferazione).
Per assurdo noi tentiamo di ridurre la complessità (creare ordine, metterla in culo all'entropia) moltiplicando e stabilendo categorie sempre nuove (un esempio quasi puerile è quello dei generi musicali: quanta musica pressoché identica viene etichettata con nomi diversi?).
Qual'è il risultato di questa operazione? La creazione di anarchia.
E' un paradosso? Si, ma ecco come si può dipanare.

La nostra azione non è altro che una compulsiva coazione di ordine e disordine: più tentiamo di ridurre la complessità, più le nostre categorie si confondono in una babelica accozzaglia.
Ovvero: dinamica dell'entropia periferica.
Ogni volta che tentiamo di costruire una nuova "città celeste" il prezzo da pagare è l'enorme quantità di macerie e immondizie (materiali o simboliche) che trasferiamo nella sua periferia.
Questo si può osservare in alcuni ambiti sociali inerenti il Welfare.

Prendiamo ad esempio un istituto previdenziale (tipo l'Inps).
Il suo funzionamento è basato su una reiterazione di ordine-disordine-nuovo ordine e così via.
Cioè: ogni tentativo di riordinare un settore provoca scompiglio nei limitrofi, che per essere sistemati dovranno "infettare" con il proprio caos quelli a loro volta limitrofi.
In maniera ricorsiva.

Un po' come la natura, nella quale però prevale sempre un ordine.
Noi invece tendiamo sempre all'anarchia, proprio perché le nostre categorie ci fuggono di mano, tante sono.
E ne stanno nascendo di nuove anche in questo momento.
Ed è per questo che la mia casa è sempre in disordine: ogni tentativo di sistemare qualcosa (tipo la libreria)provoca scompiglio da altre parti (tipo l'armadio).
E poi si sa che sono pigro, ma questo non c'entra.
Di chi è la colpa? 
Nostra, o meglio, del nostro intelletto bastardo che continua a generare nuove categorie mentre brama nuovi Ordinett di Ikea che serviranno più che altro a fare a pugni con gli altri mobili della casa.
Proprio come le idee nel cervello.
Come quando vado a dormire con una vocina nel cervello che mi dice "Nuku Alofa è la capitale di Tonga, Pi greco uguale a 3,14, Camus ha scritto LA PESTE nel 1947, EL TOPO di Jodorowsky è invece del 1969,zia in francese si dice tante, domani ricordati di cambiare la lettiera ai gatti, ecc...".

Ecco perché sono convinto che siamo destinati all'anarchia: è il nostro stato d'ordine.
So che vi siete appena letti una serie di ragionamenti tutt'altro che scientifici, ma non è affar mio.
Spero abbiate gradito non solo la prosa ma anche la qualità del pensiero, anche se magari completamente errato.
Magari la pensate come me, o giù di lì, oppure pensate che sia una sequela di stronzate: magari può essere uno spunto per qualcosa di diverso.
Magari poteva essere il trecentesimo inizio di un romanzo che non ho mai scritto.

mercoledì 21 luglio 2010

piccola pausa tecnica

Ci scusiamo con voi lettori per i periodici black out.
Tra impegni di lavoro, studio, ecc. siamo spesso costretti a trascurare questo spazio.
Tuttavia già da questa settimana dovremmo essere in grado di riprendere una periodicità accettabile.
Rinnoviamo come al solito l'invito alla collaborazione: in linea di principio un aumento di autori dovrebbe comportare una maggior frequenza di pubblicazione, sta a voi scegliere se accettare la nostra proposta ed entrare a far parte di questo spazio condiviso.
A presto


    Il Nucleo Alfa di Apolitics Now

martedì 29 giugno 2010

Prossimamente nei migliori cinema

Il grande spettacolo dell'anno: ecco cosa succede quando una major petrolifera è lasciata libera di operare senza controlli.
AVVISO: potrebbe contenere scene non adatte a coloro che hanno a cuore la preservazione della natura.
Vi auguriamo buona visione

sabato 26 giugno 2010

Buffoni mascherati da xenofobi... o viceversa?!?


Una quindicina d’anni fa ascoltando i discorsi di Bossi mi meravigliavo di come il sistema democratico permettesse a certa gente di dire degli spropositi inenarrabili senza venire per questo arrestati o internati e mio padre mi spiegava che la democrazia è bella anche per questo citandomi spesso la famosa frase attribuita a Voltaire “Non sono d'accordo con te, ma darei la vita per consentirti di esprimere le tue idee !”… sembrava poesia allo stato puro … una evoluzione sociale talmente aulica da sembrare quasi divina…

Questa risposta seppur di grande effetto comunque non mi convinceva del tutto ma poi mi si rassicurava dicendomi che la democrazia possiede degli anticorpi che impedisce a gente “suonata” di conquistare il potere … insomma …  i bossiani erano e sarebbero stati poco più di quattro gatti folkloristici vestiti da Irlandesi.

Ma avevamo fatto i conti senza l’oste nano, il quale per brama di potere ha convinto due fazioni apparentemente inconciliabili a unirsi sotto il suo mantello per fingere di governare tutti insieme.

Perché dico fingere ? perché un partito che ha come motto la secessione e un altro che è da sempre nazionalista possono avere gli stessi obiettivi ? Gli uni sputano sulla bandiera, gli altri vi si inginocchiano davanti con una lacrimuccia nostalgica.

Leghisti: gente xenofoba che grida  “Roma ladrona”, che ritiene la Padania quasi uno stato, che odia il diverso, che lotta contro la costituzione su cui ha giurato, gente che porta i maiali a urinare dove costruiranno moschee, gente che vuole dividere anziché unire, gente che, per dirla breve, fa tutto ciò che la mia famiglia e la mia cultura mi ha insegnato a NON FARE !!! Il problema vero non è che loro esistano ma che governino (forse di questo non ci siamo ancora resi conto… lobotomizzati come siamo).

Ricordo che da bambino avevo visto da qualche parte nel mondo una chiesa composta di 3 zone adiacenti, dove fedeli di credo diversi si riunivano insieme per pregare e onorare il rispettivo Dio.
Bhè… è quello il mondo che voglio io… unito, tollerante e senza pregiudizi… un mondo NON LEGHISTA !

Questo non vorrebbe essere un discorso politico, anche se è difficile trattare questo argomento senza politicizzarlo, ma vorrei porre l’attenzione non sulle scelte di governo (peraltro a mio avvisto repressive ed estremiste) ma sulla campagna d’odio intrapresa in questi anni… 

E’ difficile rimanere incolumi di fronte a tutta questa spazzatura e personalmente penso che il nostro paese sia coperto di vergogna da questi personaggi che neanche nascondono più il loro disprezzo verso di noi… ma in Italia ormai funziona così… il disprezzo viene ripagato CON IL VOTO !!!
Ci abbiamo messo qualche anno di più, ma alla fine il 1984 di Orwell è giunto… e nella forma distopica peggiore: un popolo imbambolato e capace di subire di tutto... ANCHE I LEGHISTI ! 

Leone Montao