E' lo stesso principio dell'ascensore: si fa di tutto per rimanere estranei, anonimi, possibilmente neutri, per non lasciarsi invadere dalla presenza dell'altro, dello sconosciuto.
Eppure capita di entrare in contatto, e magari di litigare senza un motivo plausibile con una persona che non conosci, che non hai mai visto in vita tua.
Così ti può capitare di sentir urlare "fascista!" e ti chiedi come sia venuta fuori quella parola totalmente estranea al contesto di neutralità, aliena dalla scatola con quattro ruote che ti trasporta dal punto A al punto B come una supposta infilata nel culo grigio della città.
Non mi sorprende che siano un uomo ed una donna a litigare, solo non capisco il motivo.
Lei continua a dargli del fascista, è palesemente fuori di sé, lui risponde con uno sprezzante "signora, lei mi fa schifo!".
Tutti si girano, l'incantesimo è rotto, non siamo più particelle slegate.
Di mezzo c'è un giornale, vai a capire come può aver provocato l'alterco: chi stava leggendo cosa e come è nato il diverbio.
Cosa c'entrerà poi il fascismo?
Il signore scende, è così grigio e anonimo che non ricordo il suo viso, lei lo segue a ruota urlando "non provi a scappare! io chiamo qualcuno!" e intanto si trascina dietro due poveri vecchi, presi letteralmente per il bavero, ai quali impone la sua volontà: "voi siete testimoni! avete visto tutto!".
Io rimango sull'autobus che riparte, ma faccio in tempo a vedere che l'uomo è sparito, lei è rimasta sul marciapiede, parla con uno dei vecchi, l'altro sgattaiola via per eludere questo esemplare d'umanità varia uscita di senno.
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