Una mattina mi son svegliato e, come mio solito, mi sorbisco con la colazione la "carrellata" delle ultim'ore del Televideo generosamente concessoci da Mamma RAI.
Tra notizie alquanto anonime ne vedo spiccare una che per poco non mi manda di traverso il latte: sindaco leghista di Mogliano Veneto proibisce alla banda comunale di suonare "Bella Ciao" in occasione del prossimo 25 aprile, 65° anniversario della Liberazione.
Il leghista Giovanni Azzolini sostiene che la canzone ritenuta generalmente l'inno del movimento partigiano non sia un inno istituzionale, e pertanto non vi sarebbe nessun obbligo di suonarla durante la ricorrenza: egli ha chiesto alla banda di suonare invece "La canzone del Piave", scritta per celebrare la vittoria della Prima Guerra Mondiale.
A mio avviso, a parte lo spirito di sacrificio, le due canzoni hanno proprio poco in comune: la prima, composta durante la Resistenza, celebra senza trionfalismi (anzi, è proprio intrisa di tristezza) il coraggio di chi si è opposto all'invasore nazista; la seconda, forse musicalmente più orecchiabile, è riferita a tutt'altra epoca e con toni ben differenti, non credo che una canzona per così dire bellicista sia adatta per commemorare i caduti di una lotta portata avanti in nome della pace.
Rimane il fatto che la decisione di Azzolini ha fatto infuriare Maurizio Beggio, presidente della sede locale dell'ANPI, l'Associazione Nazionale Partigiani d'Italia, che ha riconosciuto la natura non istituzionale della canzone, ma ha pure fatto notare che il testo non ha riferimenti politici.
Dopo le polemiche, Azzolini ha fatto una parziale marcia indietro: ha sostenuto che nessuno gli abbia chiesto ufficialmente di suonarla, ma se l'ANPI avanzerà la richiesta egli non avrà nulla in contrario.
Ci mancherebbe.
Spero di svegliarmi domattina e non trovare un'altra pietanza così indigesta.
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