Almeno 35 suicidi negli ultimi due anni, per non contare anche i tentativi, che di sicuro farebbero lievitare il computo.
Non si tratta di una statistica riguardante il nostro sistema carcerario, anche se le cifre sono paragonabili, ma dei casi registrati tra i lavoratori di una delle più grandi compagnie di telecomunicazioni del mondo: France Telecom.
L'ondata tragica dei “dipendenti spazzatura” che hanno scelto di privarsi della vita ha avuto inizio ufficialmente nel febbraio 2008 ed ha mietuto le ultime vittime solo nello scorso mese di gennaio.
Secondo i sindacati la causa di questi eventi è da rintracciarsi nella politica di gestione del personale attuata da quando è iniziata la privatizzazione del colosso francese, terzo operatore telefonico europeo per giro d'affari dietro Deutsche Telekom e Telefonica.
Con un passato da monopolista, come nel caso dell'italiana SIP del resto, France Telecom è stata privatizzata nel 1997, anche se la quota di controllo (23,16% secondo Wikipedia) rimane nelle mani dello Stato.
Dei circa 102.000 dipendenti, il 65% detiene ancora la carica di funzionario statale che mette al riparo da licenziamenti nel caso che la quota di mercato si riduca.
Il rimanente 35% è abbonato al cero alla Madonna.
Lo status di “privilegiato pubblico” non mette però al riparo da altre iniziative provenienti dalle alte sfere: trasferimenti forzati verso altre sedi o verso altre mansioni, è così che chi ieri riparava le linee telefoniche oggi risponde ad un call center, con un drastico calo del salario e turni più lunghi.
L'epoca di Didier Lombard, ex CEO del gruppo defenestrato proprio in seguito allo scandalo-suicidi, è stata costellata dal terrore per le continue ristrutturazioni del personale e per lo sprezzo verso le sofferenze dei lavoratori: tanto da indurre l'Ispettorato del Lavoro a segnalare la situazione all'Autorità giudiziaria parigina che ha aperto un'inchiesta per mobbing nei confronti dell'azienda.
Il colosso chiede di esaminare i casi di suicidio singolarmente, asserendo che non ci siano state responsabilità da parte sua e che i tragici eventi siano da ricondurre a problemi di natura personale.
France Telecom sostiene inoltre che il tasso di suicidi non sia oltre la norma facendo riferimento alle statistiche dell'OMS che vedono la Francia al primo posto in Europa per numero di suicidi.
I sindacati mettono invece in discussione il nuovo contratto di lavoro che metterebbe in pericolo numerosi posti di lavoro e denunciano: “nulla è cambiato in France Telecom”.
Ma la compagnia telefonica non è l'unica società francese ad avere questo tipo di “inconvenienti”: anche Renault, BNP Paribas e addirittura Disneyland Paris hanno avuto casi di suicidi tra i dipendenti.
Il direttore di un ristorante del parco di divertimenti ha lasciato scritto alla moglie: “non voglio tornare da Mickey” (Topolino, n.d.A.).
Egli aveva spesso denunciato di dover “ottenere sempre più risultati con sempre meno mezzi”, quasi fosse l'ultimo sguattero di un McDonalds.
Morire sul lavoro, non per mancanza di sicurezza fisica ma per mancanza di umanità.
Questa è l'altra faccia delle privatizzazioni, nonostante i loro indubbi vantaggi.
Condizioni di vita e di lavoro sempre più degradanti da farci invidiare gli operai inglesi del diciannovesimo secolo: una precarietà dell'esistenza che nega anche il miraggio di un progetto di vita, di famiglia.
Un tempo c'erano i proletari, così chiamati perché nulla avevano oltre i loro figli: la precarietà odierna funge da ottimo deterrente alla procreazione e dunque non ci sono neanche più i proletari.
L'unica cosa che rimane è la vita, ma le dinamiche spietate del valore di scambio, della strategia della quantità, causano atroci sofferenze psichiche e spesso spingono a privarsi anche dell'unica valore qualitativo superstite.
Ma non è finita qui.
Lo scorso ottobre France Telecom ha congelato la politica di management del personale ed ha liquidato Lombard, contemporaneamente ha dichiarato agli operatori borsistici utili superiori alle previsioni: evidentemente le politiche di Lombard hanno pagato.
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