Sei mesi di reclusione per violazione della privacy.
Si dovranno attendere circa novanta giorni per poter conoscere le motivazioni della condanna inflitta dal Tribunale di Milano nei confronti di tre dirigenti Google in merito alla pubblicazione di un video che vedeva un ragazzo down vittima delle vessazioni di alcuni suoi compagni di classe.
Il filmato era stato caricato su Google Video dagli autori della vigliacca aggressione ma venne poi rimosso da Google non appena venne informata dell'esistenza di questo video.
Da tutto il mondo monta la polemica contro la prima sentenza di un Paese occidentale che ritiene responsabile una piattaforma per i contenuti caricati da terzi.
Si parla di censura e di pericolo per la libertà della rete in Italia, di azione punitiva contro una piattaforma considerata scomoda concorrente del sistema televisivo.
Il New York Times sostiene addirittura che si tratti di un regalo dei giudici milanesi nei confronti di "Mister B." e del suo impero mediatico, che spesso ha lamentato l'immissione in rete di contenuti di sua proprietà.
Ciò che a noi più interessa è conoscere con chiarezza la posizione che i nostri tribunali potranno assumere in futuro nei confronti di quel "porto franco" rappresentato da Internet.
La libertà del Web si basa su una sorta di compromesso: la libertà espressiva è tutelata fintanto non venga violata la privacy o la dignità personale, cioè gli stessi limiti della libertà di stampa e del diritto di cronaca.
Tuttavia non può esserci un controllo preventivo: la non responsabilità penale dei fornitori di servizi risiede nella loro capacità di rimuovere ex post ogni contenuto che possa violare i suddetti limiti.
A conferma di ciò il fatto che esiste la possibilità per gli utenti di segnalare ai fornitori eventuali abusi: una sorta di autoregolamentazione della rete riconosciuta a livello giuridico anche dall'Unione Europea.
Pertanto non si riesce a comprendere quest'esito giuridico dal momento che, come riporta L'Espresso, Google ha rimosso il filmato in questione appena se n'è avuta conoscenza.
Inoltre esiste un contratto contenente i Termini di utilizzo del servizio che all'articolo 8 ribadisce la responsabilità dell'utente, non della piattaforma.
Navigando nella rete e usando servizi vari, incontriamo decine di contratti analoghi: purtroppo spesso li accettiamo senza neanche prenderne visione ma, dal momento in cui spuntiamo la casella "Accetto", noi siamo legalmente vincolati a rispettare questi termini.
Anche quando ci registriamo con nomi fittizi la rete sa cosa stiamo facendo grazie al nostro indirizzo IP.
Lo sa bene anche la Polizia Postale, incaricata nel nostro Paese di vigilare sul corretto utilizzo delle autostrade informatiche.
Allora perché non punire per questi reati gli utenti?
Perché non far prevalere il principio della responsabilità individuale?
Per quanto la libertà del Web sia più forte di chi vuole limitarla (altrimenti nessuna notizia trapelerebbe dall'Iran, dalla Cina o dalla Birmania), qui siamo in presenza di un vulnus non trascurabile.
Accettare l'idea che le piattaforme, per quanto stupide o affaristiche possano essere, debbano mettere in atto un controllo preventivo significa accettare l'etica del governo di Pechino che ha condannato alla damnatio memoriae l'eccidio di piazza Tien An Men o magari, in futuro, accettare la versione del governo italiano sul G8 di Genova senza poter avere accesso ai filmati che mostrano le cariche della Polizia contro chi manifestava pacificamente.
Dal punto di vista tecnologico, differire la pubblicazione per poter filtrare i contenuti potrebbe rallentare il flusso di informazioni con riflessi notevoli anche sul sistema economico.
Questo stesso blog sarebbe sottoposto ad una censura preventiva: quasi rimpiango l'Urss!
Perciò sarebbe meglio potenziare i sistemi che permettono di segnalare abusi e sensibilizzare gli utenti ad una fruizione più corretta dei servizi.
Piccola postilla avvelenata: se il filmato non fosse stato pubblicato, quel ragazzo avrebbe potuto essere ancora oggi vittima delle sopraffazioni dei suoi compagni di classe.
Ma chi lo spiega a chi vuole imbavagliare la rete?
il video è stato pubblicato dai ragazzi che hanno fatto violenza per vantarsi della bravata
RispondiEliminail ragazzo autistico non subisce più le violenze non certo per merito di Youtube, ma perchè ha cambiato scuola.
visto che la violenza è stata commessa a scuola se il messaggio che vogliamo lanciare è che Youtube può fare le veci degli insegnanti che dovrebbero controllare ciò che succede nelle aule proprio non ci siamo
La condanna di Google per violazione della privacy: i limiti della libertà sul web ( e non solo)
primo punto:
RispondiElimina"Il filmato era stato caricato su Google Video dagli autori della vigliacca aggressione..."
come vedi non ho omesso questo particolare.
secondo e terzo punto: non oserei mai dare un messaggio del genere! il ruolo degli insegnanti è uno dei pilastri della buona educazione degli adolescenti: purtroppo mi sembra che chi ricopriva quel ruolo nella scuola di Torino non abbia avuto il coraggio o l'attenzione per affrontare quella situazione gravissima.
Spero che adesso la vittima di questo episodio possa vivere in un ambiente più sereno con persone che lo seguono e lo tutelano.
La mia postilla era un paradosso, forse non sono riuscito a rendere più chiaro il mio pensiero (che non è certo quello di una "supplenza di youtube"): i colpevoli sono stati individuati (paradossalmente e purtroppo) grazie al web e non grazie (come dovrebbe naturalmente essere) a chi di dovere.
Per questo era "avvelenata", perché metteva a nudo un situazione che non deve diventare la norma.
Grazie per averci letto e grazie per il link
Piddu:
RispondiEliminaC'è una cosa che non capisco: come si potrebbe fare materialmente una censura ex ante? Su
Youtube circoleranno milioni di video, come si può controllare il contenuto di ogni video? Sono gli utenti stessi a denunciare un contenuto "scomodo"? Se il video è rimasto un mese sul sito, non potrebbe essere perchè nessun utente l'ha denunciato per tempo? Si chiede a Google di schierare un esercito di persone che setaccino ogni singolo video della rete?
Son d'accordo con Capex, contenuti ed immagini forti esisteranno sempre nella rete e sta ai singoli capire se qualcosa è sbagliato o no. Ho fiducia negli individui e nella loro capacità di capire e criticare correttamente un video.
ciao piddu.
RispondiEliminain qualsiasi caso tutte le pubblicazioni sarebbero differite con effetti devastanti sul sistema che perderebbe una delle peculiarità che fanno di internet LA piattaforma per eccellenza: la simultaneità.
forse ho un po' meno fiducia di te negli individui, ma preferisco il sistema dell'autovigilanza degli utenti ai filtri imposti a monte.