venerdì 23 luglio 2010

Quella gran puttana dell'anarchia



Premessa
Ciò che segue è una semplice speculazione da quattro soldi passibile di essere confutata o corretta in qualsiasi momento.
Non pretendo di darle un valore assoluto (sono poche le cose della vita che lo hanno) e sono sicuro che questa mia teoria non sia neanche particolarmente originale e anche che possa trovare nella vita reale numerose smentite.
Ma è il frutto di una meditazione che non era proprio da buttare via e per questo motivo ho deciso di sottoporvela nella speranza che qualcuno di voi ne possa trarre giovamento e magari anche spunto per future discussioni.

Il punto di partenza di questo ragionamento è la constatazione della perfezione dell'ordine naturale: la natura ha la capacità di creare cicli iterativi di ordine e disordine, dunque la possibilità di ripristinare uno stato di partenza dopo eventi dai lei stessa provocati.
Parlo di terremoti o altri cataclismi, ma anche dell'azione di animali (ad esempio le opere idrauliche dei castori): l'azione dell'uomo esula invece dalle capacità "guaritrici" della natura.
Mi spiego meglio, per essere più chiaro.

Innanzitutto intendiamo con "natura" l'ecosistema globale ESCLUSO L'UOMO.
Data per buona la teoria che determina come limitate le risorse materiali del nostro ecosistema (che a parte la luce solare e le radiazioni cosmiche è un sistema chiuso), si può osservare come la natura sia capace di ricostituirsi, di "riciclarsi", sempre e comunque o, al limite, di adattarsi alle conseguenze dell'azione di forze fisiche (terremoti) o di forme di vita (castori, termiti, ecc.).
Questa sua capacità è però fortemente limitata, se non annullata, dall'azione della sua creazione più ingombrante: l'uomo.
Partendo da una mera relazione di simbiosi (come per tutti gli animali), l'uomo è giunto in un determinato periodo storico
(rivoluzione industriale) ad affrancarsi progressivamente dal suo habitat, sforzandosi di piegare l'ambiente alle sue esigenze (in misura decisamente superiore rispetto ai castori) arrivando infine a crearsi un habitat completamente artificiale (a parte l'ossigeno, ovviamente).

Che cosa ci differenzia principalmente dagli altri animali? Non solo il pollice opponibile o l'apparato vocale progredito: è lo stesso intelletto umano a tracciare un solco profondo tra noi ed il resto del bios.
E' lo stesso fatto di concepire i nostri pensieri non solo con le immagini (come si suppone facciano gli animali), ma anche tramite le parole: il linguaggio è il pollice opponibile immateriale che ci configura come gradino più elevato dell'evoluzione (morale a parte).
Risulta dunque normale che, in quanto esseri forgiati dalla natura, il ragionamento umano, l'ordine umano abbia qualche analogia con quello naturale presentando però particolarità decisive e fondamentali.

Provo a spiegare meglio questo punto: la natura crea il suo ordine tramite sintesi, semplificazioni; il nostro ordine (biologico, sociale, ecc...) funziona tramite categorie.
Qual'è la differenza tra la sintesi e la categorizzazione?
Semplice: la prima verte all'unità, la seconda alla moltiplicazione (o meglio, proliferazione).
Per assurdo noi tentiamo di ridurre la complessità (creare ordine, metterla in culo all'entropia) moltiplicando e stabilendo categorie sempre nuove (un esempio quasi puerile è quello dei generi musicali: quanta musica pressoché identica viene etichettata con nomi diversi?).
Qual'è il risultato di questa operazione? La creazione di anarchia.
E' un paradosso? Si, ma ecco come si può dipanare.

La nostra azione non è altro che una compulsiva coazione di ordine e disordine: più tentiamo di ridurre la complessità, più le nostre categorie si confondono in una babelica accozzaglia.
Ovvero: dinamica dell'entropia periferica.
Ogni volta che tentiamo di costruire una nuova "città celeste" il prezzo da pagare è l'enorme quantità di macerie e immondizie (materiali o simboliche) che trasferiamo nella sua periferia.
Questo si può osservare in alcuni ambiti sociali inerenti il Welfare.

Prendiamo ad esempio un istituto previdenziale (tipo l'Inps).
Il suo funzionamento è basato su una reiterazione di ordine-disordine-nuovo ordine e così via.
Cioè: ogni tentativo di riordinare un settore provoca scompiglio nei limitrofi, che per essere sistemati dovranno "infettare" con il proprio caos quelli a loro volta limitrofi.
In maniera ricorsiva.

Un po' come la natura, nella quale però prevale sempre un ordine.
Noi invece tendiamo sempre all'anarchia, proprio perché le nostre categorie ci fuggono di mano, tante sono.
E ne stanno nascendo di nuove anche in questo momento.
Ed è per questo che la mia casa è sempre in disordine: ogni tentativo di sistemare qualcosa (tipo la libreria)provoca scompiglio da altre parti (tipo l'armadio).
E poi si sa che sono pigro, ma questo non c'entra.
Di chi è la colpa? 
Nostra, o meglio, del nostro intelletto bastardo che continua a generare nuove categorie mentre brama nuovi Ordinett di Ikea che serviranno più che altro a fare a pugni con gli altri mobili della casa.
Proprio come le idee nel cervello.
Come quando vado a dormire con una vocina nel cervello che mi dice "Nuku Alofa è la capitale di Tonga, Pi greco uguale a 3,14, Camus ha scritto LA PESTE nel 1947, EL TOPO di Jodorowsky è invece del 1969,zia in francese si dice tante, domani ricordati di cambiare la lettiera ai gatti, ecc...".

Ecco perché sono convinto che siamo destinati all'anarchia: è il nostro stato d'ordine.
So che vi siete appena letti una serie di ragionamenti tutt'altro che scientifici, ma non è affar mio.
Spero abbiate gradito non solo la prosa ma anche la qualità del pensiero, anche se magari completamente errato.
Magari la pensate come me, o giù di lì, oppure pensate che sia una sequela di stronzate: magari può essere uno spunto per qualcosa di diverso.
Magari poteva essere il trecentesimo inizio di un romanzo che non ho mai scritto.

2 commenti:

  1. Io invece trovo che dividere tutto in categorie e mettere tutto dentro dei paletti (per quanto ci si possa riuscire e per quanto si possa catalogare un animo umano) possa aiutare a fare un po' di ordine. Ad esempio mi trovo bene a studiare un esame aprendo tanti piccoli cassetti nella mia mente per accumulare le nozioni.
    ....ed infatti camera mia è tutta in ordine!
    P.I.D.

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  2. scusa il ritardo ma come sai la mia "fulgida carriera" mi sottrae molto tempo.
    e infatti la prima conseguenza è il peggioramento del grado di ordine dei miei effetti personali e della mia barba.
    l'esempio dello studio per un esame che fai tu è uno degli esempi pratici che confutano il mio ragionamento, che alla fine è solo teorico e per nulla pratico: in due parole una sega mentale, ma vi avevo avvertiti nell'introduzione.
    pensa infatti come potrebbe gestirsi un giornale se non esistessero reparti distinti come una redazione, un'amministrazione, una tipografia, ecc..
    però questo riguarda più la differenziazione funzionale che il terreno proprio delle categorie: esse servono più che altro a fornire una descrizione del mondo (vedi le varie scuole linguistiche in merito).
    ed è pur vero che nel nostro piccolo, a livello personale, le categorie possono aiutarci a creare un po' di ordine, ma a livello globale esse imperversano come unni nelle infinite praterie del villaggio globale.
    guarda ad esempio come la gente usa le categorie sui blog o su youtube.
    non ci è possibile creare categorie fisse che vadano bene per tutti, nascerà sempre qualche categoria inedita ma non molto diversa da altre esistenti.
    quindi è un discorso sia di quantità che di qualità.
    chiudo con una sfida: qualcuno provi ad elencare tutte le categorie esistenti nella musica metal e poi provi a motivare l'esistenza di ognuna di esse

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