lunedì 21 dicembre 2009

Il più bel Regalo di Natale.



Nel dicembre del 2008 il Teatro alla Scala di Milano ospitava un evento senza precedenti in Italia. Il Maestro di origini ebraiche Daniel Barenboim dirigeva la "West-Eastern Divan Orchestra", in uno scenario che consacrava il mezzosoprano Waltraud Meier nelle vesti di Isolde del “Tristano” di Wagner. Un' interpretazione definita letteralmente dalla critica “indimenticabile”. Ma ancor più di questo, ciò che desta massimamente ammirazione è il “miracolo” che si materializzava tra la cavea e la scena. La sinergia degli strumenti, i ritmi incalzanti, sublimi, l’ossessione e la sospensione armonica dell’emozionante dramma romantico in tre atti, era realizzato da un’insieme di persone che nella quotidianità dei fatti, si è abituati a riconoscere, purtroppo, su fronti opposti. Fondata nel 1999 dallo stesso direttore-pianista con il letterato palestinese Edward Said, The West-Eastern Divan Orchestra raggruppa oltre 100 elementi di diverse nazionalità dei Paesi mediorientali prevalentemente Palestinesi ed Israeliani, con l’obiettivo di promuovere il dialogo tra le culture in conflitto. Il nome stesso dell’orchestra, infatti, si ispira all’omonima raccolta di poemi di Wolfgang Goethe, nella quale i versi del mondo latino sono affiancati a quelli del mondo arabo. Arabi ed Israeliani, insieme e in perfetta armonia di intese per la realizzazione di uno spettacolo comune, attraverso la gratuità e la leggerezza della bella musica. "Siamo convinti che non esista una soluzione militare per il conflitto israeliano-palestinese – scrivono i musicisti - Gli ultimi decenni hanno dimostrato la futilità di questo modo di pensare, e noi rappresentiamo un modello alternativo basato su uguaglianza, cooperazione e giustizia per tutti". Citano la loro esperienza come esempio di convivenza, che ha permesso loro di "avere una assai più profonda comprensione dell'altro e invocano "liberta' e uguaglianza fra israeliani e palestinesi", condannando tanto le scelte del governo israeliano nelle ultime due settimane quanto le azioni di Hamas. Chiedono "onesti e giusti negoziati fra tutte le parti interessate" e che il cessate-il-fuoco sia solo il primo passo verso il riconoscimento reciproco. “È tempo, dopo tanto spargimento di sangue, di trovare una soluzione durevole di coesistenza - concludono - piuttosto che dei rimedi tattici a breve termine”. Tante le considerazioni, valutazioni, interventi, polemiche e -mi si permetta – chiacchiere, che sono state compiute sul tema nelle più disparate sedi, ed in questa nulla di ciò si propone. Ciò che vorrei rimanesse di queste poche parole scritte di getto e senza pretese, è il messaggio chiaro ed inequivocabile nella sua semplicità: una convivenza civile è auspicabile, possibile e praticabile. Proprio la dimostrazione concreta attraverso un insieme di individui che divengono una sola cosa, un’orchestra, proprio in ciò risiede la parte più affascinante ed intellettualmente stimolante questa esperienza. Un concerto non ha la forza di modificare problematiche annose e sedimentate ormai da decenni tra culture e politiche spesso radicalmente opposte, questo è palese a chi scrive come a chi legge, ma di certo- lo si riconosca- vince una sfida importante. La musica è armonia e sinergia per definizione, ma non è solo questo. È grazie alla “qualità” di chi la realizza, di chi pensa, scrive, suona, dirige, lavora, vive senza limitarsi a sopravvivere, che le sfide possono e devono essere affrontate, quella stessa qualità che permette agli uomini di essere proiettati verso il futuro, che permette loro di sperare ancora, e poi ancora, senza voltarsi mai indietro. Così di fronte alla morte di Isolde nel Tristano, come di fronte all’avvilimento dei continui fallimenti dei negoziati. Le sfide vanno affrontate e vanno vinte.

mercoledì 9 dicembre 2009

L'Odio




Chi ha avuto l'occasione di frequentarmi quel tanto che basta per consentire il disgelo, è a conoscenza della mia sollecita abitudine (mia come di altri milioni di persone nel mondo) d'intrattenermi con edificanti letture nella mia pratica quotidiana di 'riflessione sull'universo'. Orbene, proprio ieri ero in bagno, inutilmente intenta a leggere per la terza volta la lista degli ingredienti sul retro del tubetto di dentifricio in cerca d'ispirazione, quando ormai stanca mi sono guardata attorno in cerca di qualcos'altro a portata di mano, e mi è saltato agli occhi un flacone di integratori alimentari. Non avendo ancora avuto il piacere di leggerne le scritte sulla confezione, e ben felice di accantonare l'infruttuoso studio del dentifricio, l'ho afferrato e mi sono rimessa 'all'opera'. Niente di esaltante in realtà; queste reclame sembrano uscite tutte dallo stesso stampo. Ma, allora perché vi sto raccontando tutto questo? Non certo per tediarvi con le mie pratiche, comuni ma poco eleganti. Ve lo sto raccontando perché una cosa mi ha colpito, e vorrei rifletterci un po' su con voi.
Una delle innumerevoli lodi della famosa casa di produzione recita:

“La storica azienda x dal 1987 ha scelto come obiettivo il “Benessere dell'individuo(grassetto loro), con prodotti di alta qualità che mirano a soddisfare le esigenze di consumatori (corsivo mio) sempre più attenti ed informati”.

Forse, se ieri non avessi visto 'L'Odio' di Mathieu Kassovitz, ora non sarei qui a raccontarvi tutto questo.
Forse avrei continuato indisturbata la mia lettura, come avranno fatto le centinaia di persone che, come me, si sono trovate sotto mano quel flacone, lungo le corsie dei supermercati; o nei loro bagni. Forse. Ma una frase ha continuato a ronzarmi in testa per tutto il giorno, una frase dell' 'Odio', che per qualche strano motivo, che non riuscivo a spiegarmi, si confondeva a tratti con 'Benessere dell'individuo' e 'consumatori':
“La sapete la storiella, quella di un uomo che cade da un palazzo di cinquanta piani, e mano a mano che cadendo passa da un piano all'altro, il tizio per farsi coraggio si ripete: "Fino a qui, tutto bene. Fino a qui, tutto bene. Fino a qui, tutto bene...”
'Benessere dell'individuo'. 'Fino a qui, tutto bene'. 'Esigenze del consumatore'. 'Fino a qui, tutto bene'.
Epifania.
Possibile che in una insipida frase su un flacone di integratori alimentari, fosse racchiusa tutta l'essenza del malessere di un'epoca, che l' 'Odio' aveva tentato di spiegare durante le due ore del film? Di certo il legame vi sembrerà un po' labile e forzato. E forse lo è. Ma cercate di seguirmi nella mia epifania.
Il 'Benessere dell'individuo consumatore' è il fulcro del problema. Una società è un 'qualcosa' maggiore della mera somma delle sue parti. L'individuo, per definizione, è singolo, e una somma di individui non fa una società, ma un aggregato.
Checchè ne dicano i sociologi, l'inferenza è: non può esistere una società d'individui. Punto. Le 'esigenze dell'individuo' non coincidono con le esigenze della società. Il 'benessere dell'individuo' di certo non contribuisce a creare una società migliore. Siamo tanto 'esigenti' e 'informati' per quanto riguarda i nostri bisogni di individui-consumatori, quanto siamo indifferenti e volontariamente sordi nei confronti di quelle che sono le esigenze atte a tenere in piedi una società.
L'importante è ripetersi, per farsi coraggio: 'fin qui tutto bene'. Ma 'fin qui tutto bene' significa fin qui tutto bene PER ME, per me che ho ancora abbastanza risorse, e che vedo solo da lontano, riflesso nelle catastrofi private, familiari, individuali degli ALTRI, il ciglio del marciapiede. Eppure, prima o poi lo schianto arriva per tutti. E' una tendenza irreversibile. Almeno fino a quando ci si ostina a consolarsi per le attuali condizioni, per il piano a cui si è arrivati in caduta libera, senza curarsi di spingere un po' più in la' il naso. Fin qui tutto bene, almeno per ora, almeno per me. Ma non c'è niente a cui aggrapparsi.
E l' 'Odio' ce lo sbatte in faccia.
Come sempre i più consapevoli sono quelli che più direttamente e più dolorosamente vengono colpiti, quelli che la caduta non se la fanno in prima classe, spassandosela. Quelli che sfidando le leggi della fisica non cadono come gli altri 'corpi', ma sono sempre i più vicini all'ultimo piano e la morte se la vedono in faccia tutti i giorni, in uno stallo perenne. Sono quelli che, come tutti gli altri, hanno perso il loro statuto di 'cittadini di una società', ma che al contrario degli altri non ne hanno acquisito uno di individui-consumatori. Sono la contraddizione e lo scarto della società post-moderna: i vagabondi che non hanno risorse per schiodarsi dal suolo.
'LE MONDE EST à VOUS !'
Facile a dirsi.
La vita scivola loro tra le mani.
'Voglio andarmene', continuano a ripetersi. Già, ma come?
'Le monde est à vous', se non sapete conquistarvelo con le vostre risorse individuali, è solo colpa vostra.
Ma come?!, se più si divincolano, più rimangono invischiati nella loro melassa di non-statuto? E se più rimangono invischiati, più si arrabbiano, più odiano?
Chi odiano? Loro stessi.
Non hanno altri contro cui incazzarsi.
Il 'sistema' è lassù. Loro laggiù. Se Vinz vuole colpire il sistema, l'unico modo che trova per farlo è sognare di ammazzare un poliziotto. Uno qualunque. “Qualcosa di tangibile a cui sparare, per favore!” è la sua preghiera. Si, perché è troppo, troppo, stare inerti a guardare un 'sistema' che ai loro occhi ha ormai natura metafisica, che può falciarli così facilmente, così dolorosamente, senza nemmeno essere visto. Tantomeno colpito.
E' assurdo, troppo assurdo per essere pienamente compreso.
“Ma il problema non è la caduta. E' l'atterraggio.”
Buon viaggio e buona notte, cari individui-consumatori.

domenica 6 dicembre 2009

Vacanze forzate

Purtroppo causa esami, lavoro,ecc... al momento non siamo in condizione di pubblicare.
A partire dal 18 dicembre avremo più tempo a disposizione.
Buone vacanze forzate a tutti.


Il nucleo alfa di Apolitics Now