domenica 28 febbraio 2010

Google condannata: censura preventiva contro responsabilità individuale


Sei mesi di reclusione per violazione della privacy.
Si dovranno attendere circa novanta giorni per poter conoscere le motivazioni della condanna inflitta dal Tribunale di Milano nei confronti di tre dirigenti Google in merito alla pubblicazione di un video che vedeva un ragazzo down vittima delle vessazioni di alcuni suoi compagni di classe.
Il filmato era stato caricato su Google Video dagli autori della vigliacca aggressione ma venne poi rimosso da Google non appena venne informata dell'esistenza di questo video.

Da tutto il mondo monta la polemica contro la prima sentenza di un Paese occidentale che ritiene responsabile una piattaforma per i contenuti caricati da terzi.
Si parla di censura e di pericolo per la libertà della rete in Italia, di azione punitiva contro una piattaforma considerata scomoda concorrente del sistema televisivo.
Il New York Times sostiene addirittura che si tratti di un regalo dei giudici milanesi nei confronti di "Mister B." e del suo impero mediatico, che spesso ha lamentato l'immissione in rete di contenuti di sua proprietà.

Ciò che a noi più interessa è conoscere con chiarezza la posizione che i nostri tribunali potranno assumere in futuro nei confronti di quel "porto franco" rappresentato da Internet.

La libertà del Web si basa su una sorta di compromesso: la libertà espressiva è tutelata fintanto non venga violata la privacy o la dignità personale, cioè gli stessi limiti della libertà di stampa e del diritto di cronaca.
Tuttavia non può esserci un controllo preventivo: la non responsabilità penale dei fornitori di servizi risiede nella loro capacità di rimuovere ex post ogni contenuto che possa violare i suddetti limiti.
A conferma di ciò il fatto che esiste la possibilità per gli utenti di segnalare ai fornitori eventuali abusi: una sorta di autoregolamentazione della rete riconosciuta a livello giuridico anche dall'Unione Europea.
Pertanto non si riesce a comprendere quest'esito giuridico dal momento che, come riporta L'Espresso, Google ha rimosso il filmato in questione appena se n'è avuta conoscenza.

Inoltre esiste un contratto contenente i Termini di utilizzo del servizio che all'articolo 8 ribadisce la responsabilità dell'utente, non della piattaforma.
Navigando nella rete e usando servizi vari, incontriamo decine di contratti analoghi: purtroppo spesso li accettiamo senza neanche prenderne visione ma, dal momento in cui spuntiamo la casella "Accetto", noi siamo legalmente vincolati a rispettare questi termini.
Anche quando ci registriamo con nomi fittizi la rete sa cosa stiamo facendo grazie al nostro indirizzo IP.
Lo sa bene anche la Polizia Postale, incaricata nel nostro Paese di vigilare sul corretto utilizzo delle autostrade informatiche.
Allora perché non punire per questi reati gli utenti?
Perché non far prevalere il principio della responsabilità individuale?

Per quanto la libertà del Web sia più forte di chi vuole limitarla (altrimenti nessuna notizia trapelerebbe dall'Iran, dalla Cina o dalla Birmania), qui siamo in presenza di un vulnus non trascurabile.
Accettare l'idea che le piattaforme, per quanto stupide o affaristiche possano essere, debbano mettere in atto un controllo preventivo significa accettare l'etica del governo di Pechino che ha condannato alla damnatio memoriae l'eccidio di piazza Tien An Men o magari, in futuro, accettare la versione del governo italiano sul G8 di Genova senza poter avere accesso ai filmati che mostrano le cariche della Polizia contro chi manifestava pacificamente.
Dal punto di vista tecnologico, differire la pubblicazione per poter filtrare i contenuti potrebbe rallentare il flusso di informazioni con riflessi notevoli anche sul sistema economico.
Questo stesso blog sarebbe sottoposto ad una censura preventiva: quasi rimpiango l'Urss!
Perciò sarebbe meglio potenziare i sistemi che permettono di segnalare abusi e sensibilizzare gli utenti ad una fruizione più corretta dei servizi.

Piccola postilla avvelenata: se il filmato non fosse stato pubblicato, quel ragazzo avrebbe potuto essere ancora oggi vittima delle sopraffazioni dei suoi compagni di classe.
Ma chi lo spiega a chi vuole imbavagliare la rete?




venerdì 19 febbraio 2010

Postatomico n.2




Di tutto, di più.
Dopo due settimane di pausa forzata, torna il Postatomico: rassegna di un'apocalisse.
Notizie e temi poco discussi ma che, secondo noi, meritano di essere trattati, rilanciati.


Vi ricordate delle care, vecchie cluster bombs
Ecco le ultime novità: http://www.disarmo.org/rete/a/31244.html

Ilaria Alpi visionaria? Forse no.
L'Espresso ci racconta altri traffici oscuri: http://www.disarmo.org/rete/a/31196.html

L'immancabile Peacereporter ci delizia con tre storie "allegre":
offensiva NATO in Afghanistan,
la Francia usò 300 soldati come cavie nucleari,
i danni dell'olio di palma in Camerun.


Nigrizia è un'ottima fonte per sapere cosa accade nel Continente Nero. Ecco cosa ci racconta sul misterioso golpe militare scoppiato nelle ultime ore in Niger: http://www.nigrizia.it/sito/notizie_pagina.aspx?Id=9384&IdModule=1

Da giorni il ronzio mediatico rilancia confusamente il nome Falkland. Repubblica ci spiega cosa sta accadendo nell'arcipelago britannico, teatro negli anni '80 di una sanguinosa battaglia:
http://www.repubblica.it/esteri/2010/02/18/news/falkland_petrolio-2340614/

Il filosofo Flores D'Arcais lancia, dalle pagine di El Pais, un allarme in difesa della magistratura (non solo italiana):
http://temi.repubblica.it/micromega-online/il-baluardo-garzon-e-la-fine-della-giustizia-europea/

Come tradizione vuole, chiudiamo con tre notizie tra il drammatico e il grottesco:
brucia venti euro per salvarsi,
subisce stupro di gruppo, condannata per adulterio,
India: rapinano banca dello sperma

sabato 6 febbraio 2010

Postatomico n.1




Ecco a voi il Postatomico, la rubrica con cadenza imprevedibile ma tendenzialmente settimanale che raccoglie frammenti significativi dell'era post atomica. 
Niente scenari alla Mad Max, semplicemente siamo tra quelli che credono nella fine dell'era atomica e nell'avvento di un'era della comunicazione (più o meno democratica).
Riteniamo innegabile che il nostro stile di vita ormai è più determinato dai flussi astratti della comunicazione che dagli arsenali o dagli scacchieri geopolitici.
Siamo aperti alla segnalazione da parte di voi lettori di frammenti meritevoli di essere inseriti in questa rassegna.
I criteri sono fondamentalmente due: niente di largamente trattato dai media (in primo luogo dalla televisione), nutritevi del bizzarro (come in questo esempio) o dell'inquietante (leggi qui) o anche, ben venga, di notizie nascoste che possano lanciare un barlume di speranza sul nostro futuro.
Per segnalare i vostri link mandate l'url all'indirizzo thecapexcorp@yahoo.it con l'intestazione "postatomico".
Grazie per la vostra collaborazione.

Il Postatomico n.1 del 06/02/2010

(Fatto alquanto discusso in Rete e sulla carta stampata, pressoché ignorato dai telegiornali, troppo impegnati con Morgan).

Come l'Iran supporta la guerriglia afghana:

Il Marchio della Bestia (Apolitics non concorda con questo contenuto ma riteniamo giusto riportarlo): http://www.incontraregesu.it/ultimaora/marchio_della_bestia.htm

Il Dossier Mal'Aria 2010 di Legambiente: http://www.legambiente.eu/scienza/cdoc/schedaDoc.php?id=4932


Da Peacereporter, la situazione in Somalia:

Sempre da Peacereporter, i conflitti nel mondo dal 2009:

Il mini-eolico per tutti:

Instructables: ovvero puoi farlo pure tu:

Lo sport più democratico di Parigi:

A proposito di bamboccioni: