mercoledì 9 dicembre 2009

L'Odio




Chi ha avuto l'occasione di frequentarmi quel tanto che basta per consentire il disgelo, è a conoscenza della mia sollecita abitudine (mia come di altri milioni di persone nel mondo) d'intrattenermi con edificanti letture nella mia pratica quotidiana di 'riflessione sull'universo'. Orbene, proprio ieri ero in bagno, inutilmente intenta a leggere per la terza volta la lista degli ingredienti sul retro del tubetto di dentifricio in cerca d'ispirazione, quando ormai stanca mi sono guardata attorno in cerca di qualcos'altro a portata di mano, e mi è saltato agli occhi un flacone di integratori alimentari. Non avendo ancora avuto il piacere di leggerne le scritte sulla confezione, e ben felice di accantonare l'infruttuoso studio del dentifricio, l'ho afferrato e mi sono rimessa 'all'opera'. Niente di esaltante in realtà; queste reclame sembrano uscite tutte dallo stesso stampo. Ma, allora perché vi sto raccontando tutto questo? Non certo per tediarvi con le mie pratiche, comuni ma poco eleganti. Ve lo sto raccontando perché una cosa mi ha colpito, e vorrei rifletterci un po' su con voi.
Una delle innumerevoli lodi della famosa casa di produzione recita:

“La storica azienda x dal 1987 ha scelto come obiettivo il “Benessere dell'individuo(grassetto loro), con prodotti di alta qualità che mirano a soddisfare le esigenze di consumatori (corsivo mio) sempre più attenti ed informati”.

Forse, se ieri non avessi visto 'L'Odio' di Mathieu Kassovitz, ora non sarei qui a raccontarvi tutto questo.
Forse avrei continuato indisturbata la mia lettura, come avranno fatto le centinaia di persone che, come me, si sono trovate sotto mano quel flacone, lungo le corsie dei supermercati; o nei loro bagni. Forse. Ma una frase ha continuato a ronzarmi in testa per tutto il giorno, una frase dell' 'Odio', che per qualche strano motivo, che non riuscivo a spiegarmi, si confondeva a tratti con 'Benessere dell'individuo' e 'consumatori':
“La sapete la storiella, quella di un uomo che cade da un palazzo di cinquanta piani, e mano a mano che cadendo passa da un piano all'altro, il tizio per farsi coraggio si ripete: "Fino a qui, tutto bene. Fino a qui, tutto bene. Fino a qui, tutto bene...”
'Benessere dell'individuo'. 'Fino a qui, tutto bene'. 'Esigenze del consumatore'. 'Fino a qui, tutto bene'.
Epifania.
Possibile che in una insipida frase su un flacone di integratori alimentari, fosse racchiusa tutta l'essenza del malessere di un'epoca, che l' 'Odio' aveva tentato di spiegare durante le due ore del film? Di certo il legame vi sembrerà un po' labile e forzato. E forse lo è. Ma cercate di seguirmi nella mia epifania.
Il 'Benessere dell'individuo consumatore' è il fulcro del problema. Una società è un 'qualcosa' maggiore della mera somma delle sue parti. L'individuo, per definizione, è singolo, e una somma di individui non fa una società, ma un aggregato.
Checchè ne dicano i sociologi, l'inferenza è: non può esistere una società d'individui. Punto. Le 'esigenze dell'individuo' non coincidono con le esigenze della società. Il 'benessere dell'individuo' di certo non contribuisce a creare una società migliore. Siamo tanto 'esigenti' e 'informati' per quanto riguarda i nostri bisogni di individui-consumatori, quanto siamo indifferenti e volontariamente sordi nei confronti di quelle che sono le esigenze atte a tenere in piedi una società.
L'importante è ripetersi, per farsi coraggio: 'fin qui tutto bene'. Ma 'fin qui tutto bene' significa fin qui tutto bene PER ME, per me che ho ancora abbastanza risorse, e che vedo solo da lontano, riflesso nelle catastrofi private, familiari, individuali degli ALTRI, il ciglio del marciapiede. Eppure, prima o poi lo schianto arriva per tutti. E' una tendenza irreversibile. Almeno fino a quando ci si ostina a consolarsi per le attuali condizioni, per il piano a cui si è arrivati in caduta libera, senza curarsi di spingere un po' più in la' il naso. Fin qui tutto bene, almeno per ora, almeno per me. Ma non c'è niente a cui aggrapparsi.
E l' 'Odio' ce lo sbatte in faccia.
Come sempre i più consapevoli sono quelli che più direttamente e più dolorosamente vengono colpiti, quelli che la caduta non se la fanno in prima classe, spassandosela. Quelli che sfidando le leggi della fisica non cadono come gli altri 'corpi', ma sono sempre i più vicini all'ultimo piano e la morte se la vedono in faccia tutti i giorni, in uno stallo perenne. Sono quelli che, come tutti gli altri, hanno perso il loro statuto di 'cittadini di una società', ma che al contrario degli altri non ne hanno acquisito uno di individui-consumatori. Sono la contraddizione e lo scarto della società post-moderna: i vagabondi che non hanno risorse per schiodarsi dal suolo.
'LE MONDE EST à VOUS !'
Facile a dirsi.
La vita scivola loro tra le mani.
'Voglio andarmene', continuano a ripetersi. Già, ma come?
'Le monde est à vous', se non sapete conquistarvelo con le vostre risorse individuali, è solo colpa vostra.
Ma come?!, se più si divincolano, più rimangono invischiati nella loro melassa di non-statuto? E se più rimangono invischiati, più si arrabbiano, più odiano?
Chi odiano? Loro stessi.
Non hanno altri contro cui incazzarsi.
Il 'sistema' è lassù. Loro laggiù. Se Vinz vuole colpire il sistema, l'unico modo che trova per farlo è sognare di ammazzare un poliziotto. Uno qualunque. “Qualcosa di tangibile a cui sparare, per favore!” è la sua preghiera. Si, perché è troppo, troppo, stare inerti a guardare un 'sistema' che ai loro occhi ha ormai natura metafisica, che può falciarli così facilmente, così dolorosamente, senza nemmeno essere visto. Tantomeno colpito.
E' assurdo, troppo assurdo per essere pienamente compreso.
“Ma il problema non è la caduta. E' l'atterraggio.”
Buon viaggio e buona notte, cari individui-consumatori.

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