sabato 20 marzo 2010

Il gioco dell'oca del Medio Oriente


A cosa può servire la diplomazia quando i due contendenti non fanno che commettere gli stessi errori?
In questi giorni ci troviamo ad assistere a scene che ormai sembrano ripetersi ciclicamente in quello scenario asfittico noto come Medio Oriente.

A un anno e mezzo dalla mattanza dell'operazione Piombo Fuso, israeliani e palestinesi sembrano essere tornati al punto di partenza: un ineludibile muro contro muro.
A scatenare la collera di Hamas è la decisione del governo israeliano di costruire nuovi insediamenti (si parla di circa 1600 abitazioni) nella zona di Gerusalemme Est.

La risposta palestinese non si è fatta attendere: sassaiole nelle strade e lanci di missili dalla Striscia di Gaza.
Da parte loro, gli israeliani non solo hanno bloccato l'accesso alla Spianata delle Moschee ai fedeli musulmani (con l'esclusione degli ultracinquantenni), ma sono inoltre tornati all'attacco nel terriìtorio palestinese lanciando un raid aereo a Rafah, nella Striscia di Gaza, che ha provocato circa 11 feriti (fonte:ANSA).

Da ieri la situazione sembra essersi normalizzata: Israele ha riaperto l'accesso indiscriminato ai luoghi di culto eliminando di fatto un motivo secondario della protesta palestinese.
Tuttavia rimane la questione dei nuovi insediamenti.
Il presidente Obama, appellandosi alla volontà di riaprire quel dialogo che da troppo tempo sembra stagnante, ha chiesto al governo israeliano di rinunciare al progetto delle colonie (uno dei punti forti della campagna elettorale di Netanyahu); la risposta del leader del Likud è stata quasi scontata: "Continueremo a costruire insediamenti come abbiamo fatto negli ultimi 42 anni". (Fonte:Peacereporter)

La risposta stizzita ha quindi suscitato l'insofferenza dell'amministrazione Obama causando un clima di tensione tra le due parti che solo nelle ultime ore sembra essersi dissipato.
L'Onu ha espresso la sua opinione contraria al progetto edilizio del governo israeliano ed ha auspicato la ripresa dei negoziati per definire entro due anni l'assetto istituzionale dei territori palestinesi.
La telenovela, insomma, continua seguendo un copione purtroppo trito e ritrito: c'è sempre il pericolo che una scintilla provochi un incendio come quello che nel dicembre 2008 vide addirittura l'uso del fosforo bianco da parte dell'aviazione israeliana.

A pesare come un macigno sull'intera faccenda è però la delicata realtà politica palestinese: la debolezza del governo dell'ANP in Cisgiordania fa da contraltare alla crescente pericolosità delle derive fondamentalistiche di Hamas nella Striscia di Gaza.







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